mercoledì 26 agosto 2009

venerdì 14 agosto 2009

SACCHETTI DI NYLON A TORINO E PANNOLINI MONOUSO

Sono d'accordo sulla decisione dell'Assesore Tricarico di Torino di anticipare la direttiva europea sulla eliminazione dei sacchetti di nylon sul territorio di Torino. Questa è una proposta che in VI Commissione al Comune di Torino, quale Consigliere ho fatto più volte: ma non sono mai stato ascoltato dal precedente Assessore Mangone . Purtroppo il nostro lavoro di Consiglieri è poco visibile: quando si propongono idee o sono rifiutate adducendo come causa il motivo economico, o vengono accolte senza dare rilevanza al Consigliere che le propone, ma solo all'Assessore che le realizza. Questa riflessione la pongo quale problema deontologico riguardante i Giornalisti. Gli ultimi esempi di una lunga lista sono stati le idee del codice di comportamento dei ciclisti e delle isole ecologiche sotterranee, sollecitate da me e dal Consigliere Ferraris, e accolte dall'Assessore. Sugli organi di stampa non siamo stati MAI menzionati nè io nè il consigliere Ferraris .
Nel comunicato stampa si fa riferimento ad un argomento anche da me proposto più volte ma mai considerato: quello dei pannolini monouso, causa di eccesso di produzione di rifiuti. Molti comuni sono già intervenuti sul problema dei Pannolini monouso che riempiono le nostre discariche proponendo progetti per incentivare l'uso di quelli lavabili.
E Torino ????

sabato 13 giugno 2009

Sole, SI Grazie! NO Nucleare in Piemonte












Raccolta firme per una proposta di modifica di una legge regionale che, se approvata dal Consiglio Regionale, escluderà la possibilità di costruire centrali nucleari in Piemonte.
Nella Foto: Fernando Giarrusso (con camicia bianca), primo firmatario e Carlo Zanolini (freccia), aderente alla 
iniziativa
RACCOLTE circa 8700 firme !!!!
La proposta è stata accettata in Regione
Brava la A.E.S. 
Associazione Ecologista per la Sostenibilità 

giovedì 11 giugno 2009

Gramellini, Brunetta e... gli Economisti

A) GRAMELLINI e BRUNETTA

Dalla rubrica "Buongiorno" di Massimo Gramellini - La Stampa, 10.6.2009 -


Brunetta dei ricchi e poveri

A volte basta davvero poco per essere felici. Ieri mi aggiravo negli scantinati del mio pessimismo, quando le agenzie di stampa hanno cominciato a crepitare le dichiarazioni rilasciate dal ministro Brunetta a un convegno di Confindustria. Leggerle ed essere squassato da un’ondata di energie positive è stato tutt’uno. Ma non potevo trattenere quel vento di gioia egoisticamente per me. Volevo condividerlo con chi ne aveva più bisogno. Così sono entrato in un supermercato, brandendo il dispaccio brunettesco come una spada fiammeggiante. E davanti a una coda di impiegati, casalinghe e pensionati ho iniziato la lettura del verbo ministeriale. «Per 30 milioni di lavoratori dipendenti e di pensionati, la crisi ha portato a un aumento del potere di acquisto...». Ho sentito un brusio, ma ho fatto finta di niente, consapevole che il bello doveva ancora venire, «... grazie all’incremento delle retribuzioni e alla diminuzione dell’inflazione...». Il brusio è salito di tono, tanto che ho dovuto alzare la voce. «Il risultato è che la povertà in Italia è diminuita». Sono rimasti zitti di colpo. «Avete sentito cosa dice il ministro? Da quando c’è la crisi siete diventati tutti più ricchi. E non ve n’eravate neanche accorti. Che stupidi a cadere nella trappola della propaganda disfattista. Per fortuna Brunetta vi ha aperto gli occhi». Li ho guardati. Impiegati, casalinghe, pensionati. Anche loro hanno guardato me.
A quel punto mi sono messo a correre



B) GLI ECONOMISTI

Dal Sito "Noise from Amerika"
(www.noisefromamerika.org/)
su cui scrivono noti Economisti "emigrati" in USA



È finita la crisi?

Articolo di di Emiliano Carluccio, 2 Giugno 2009


Io, di mio, faccio l'econometrico specializzato in serie temporali (non lineari, per giunta). Qualcuno di qui - interessato nelle analisi congiunturali che da circa due anni elaboro mensilmente per il BIAM (http://turan.uc3m.es/uc3m/inst/FL/boletin/presentacion.html) - mi ha chiesto di tradurle in italiano corrente, sperando interessino anche i lettori. Questo mese ci provo, poi vedremo.


Durante il mese di maggio sono stati pubblicati tutti i dati macroeconomici relativi al primo trimestre del 2009: essi confermano che le principali economie del mondo hanno vissuto, tra gennaio e marzo, il peggior trimestre degli ultimi 60 anni. Fin qui, niente di nuovo. La sostanziale contrazione del PIL negli Stati Uniti, in Giappone e nella zona euro (specialmente in Italia, Germania e Spagna) ha causato un nuovo peggioramento delle aspettative di crescita per il 2009. Mentre le statistiche ufficiali confermavano la serietà della recessione, molti dei leading indicators iniziavano a mostrare un cambio di tendenza. I primi segnali, osservati in aprile, sono stati confermati durante maggio. Anche il recupero delle borse, che molti considerarono puramente illusorio, continua da mesi, tanto che la variazione dall'inizio dell'anno è oramai positiva in tutti i principali mercati. Questi sono, concretamente, i famosi ''germogli verdi''.


Sulla capacità delle borse di anticipare l'evoluzione dell'economia reale si è detto e scritto di tutto: la verità è che non esiste una relazione statistica stabile che permetta risolvere una volta per tutte la questione. Per quanto riguarda i leading indicators bisogna considerare due tipologie distinte. Da un lato ci sono gli indici di fiducia e tutte le variabli costruite attraverso interviste e sondaggi. L’indicatore di sentimento economico, pubblicato dalla commissione europea, o l'indice di fiducia dell’industria, ne sono esempi.

Un altro tipo di leading indicators è quello sintetico, costruito aggregando in una variabile unidimensionale l'informazione contenuta in un insieme più ampio di variabili. Un esempio classico in questo senso è il Conference Board Leading Indicator (pubblicato per 10 nazioni). Il succo è questo: quasi tutti questi indicatori hanno invertito la tendenza tra marzo e aprile ma tutti rimangono in un rango di valori vicino ai minimi storici e chiaramente in ''zona contrazione''. Se la relazione statistica che lega questi indicatori alle principali variabili macroeconomiche ha mantenuto una certa stabilità è molto probabile che il secondo trimestre sarà migliore del primo, che la velocità di caduta sia diminuita, o addirittura abbia raggiunto lo zero, e che l'economia abbia toccato o tocchi fondo nei prossimi mesi. L'informazione disponibile non è sufficiente per stabilire se sarà una crisi a forma di U di V o di W. I modelli quantitativi di cui disponiamo possono sbagliare nel predire la ripresa come (o peggio) sbagliarono nel predirre la crisi.

È sufficiente tutto questo per dire che il peggio è passato? Beh, dipende.
Da un lato, è passato il timore dell'apocalisse. I mercati finanziari hanno ritrovato un po' di traquillità e tutti gli indicatori di avversione al rischio si stanno normalizzando. Questa normalizzazione è arrivata dopo che governi e banche centrali hanno inondato i mercati di liquidità a tassi stracciati per oltre un anno e dopo che, cosa probabilmente più importante, hanno dimostrato di essere disposti a tutto per garantire la solvenza del sistema bancario. Consiste in questo la “soluzione” della crisi? Saremmo arrivati all’apocalisse in assenza di questi interventi di salvataggio generalizzato? La questione è aperta.

Dall’altro lato, gli indicatori “reali” continuano a segnalare una pessima situazione. Il mercato del lavoro, per esempio, segue il ciclo con un ritardo di vari trimestri e continuerà peggiorando durante molti mesi. Nei paesi dove la bolla immobiliaria è stata piú forte (USA, Irlanda, Spagna e UK) la situazione sarà ancora peggiore e la crisi dell’occupazione più lunga.

Per il mercato del lavoro il peggio non è affatto passato. Questo implica che per una fetta sostanziale delle famiglie il peggio della crisi deve ancora venire.
Guardando al PIL le cose sono un po' più complicate e tirerò in ballo le nostre previsioni.

Nella zona euro crediamo che il PIL rimarrà praticamente costante nel secondo trimestre per poi tornare a cadere nel terzo con una caduta dello 0,8% sul trimestre precedente. Tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 la crescita trimestrale del PIL della eurozona dovrebbe stabilizzarsi su valori leggermente positivi. La flessione del PIL sarà del 4,0% quest’anno mentre la crescita sarà contenuta però positiva nel 2010 (+0,2%). Se si è toccato il fondo nel trimestre passato è anche probabile che in quel fondo rimarremo un bel po'. La ripresa sarà lenta e modesta con una crescita media nel 2010 appena positiva.


Gli Stati Uniti, magari un po' a sorpresa, se la passano meglio; almeno nei nostri calcoli. Nelle previsioni del Consensus Forecast lo scenario centrale è quello di una flessione del 2.9% del PIL nel 2009 con una crescita quasi identica (2,8%) nel 2010. Insomma, se i modelli econometrici ci azzeccano gli USA torneranno (quasi) al PIL del 2008 all’inizio del 2011.


Quanto all'Italia, le previsioni del consensus sono simili alle nostre previsioni per la zona euro: una riduzione media annuale del 4,0% del PIL durante quest'anno e una ripresa molto debole con crescita quasi nulla (0,1%) nel 2010. Bisogna però ricordare che l'Italia ha chiuso il 2008 con una variazione media negativa dello 1,0%, entrando in recessione prima e più profondamente degli altri paesi dell'area euro. Di nuovo, se gli econometrici ci azzeccano, l'Italia all'inizio del 2011 sarà molto più povera che nel 2008. Infatti, sarà più o meno dov’era nel 2000. Poiché i cicli economici non trattano tutti in modo omogeneo, questo implica che, ancora nel 2011, una fetta veramente sostanziale delle famiglie italiane starà peggio che nel 2000!
Senza dilungarmi oltre su questi aspetti lasciatemi trarre una piccola conclusione: l'economia mondiale è passata attraverso uno dei peggiori trimestri della storia ma la probabilità di una nuova grande depressione, che molti pronosticavano solo tre-sei mesi orsono, sembrano ora molto remote.

Tutto finito? Non proprio.
Il costo dell’intervento pubblico, per le economie occidentali, si aggira, per il triennio 2007-2010, sul 20% del PIL secondo le stime del FMI. Dando uno sguardo alle previsioni a lungo termine l'aumento supererà i 30 punti percentuali nel 2014. Anche se il settore privato, spinto dalla poca disponibilità delle banche ad emettere nuovi prestiti, iniziasse il suo deleveraging a un ritmo vertiginoso, l’indebitamento globale delle principali economie è destinato ad aumentare nei prossimi anni.

Questo implica che da una crisi dovuta all'eccessivo indebitamento usciremo ancor più indebitati di quando ci siamo entrati. La differenza starà nell'identità dei soggetti indebitati.
La bolla del consumo privato, gonfiata dall’inflazione della ricchezza finanziaria e immobiliaria, non si ripeterà. Sperare che i consumatori tedeschi, cinesi o italiani (anche l’Italia è tra i paesi con un alto tasso di risparmio) cambino le proprie abitudini e "sostengano" la ripresa dell’economía mondiale indebitandosi è non solo illusorio ma controproducente. Vale la pena ricordare che gran parte delle economie occidentali (e non) devono vendere nei prossimi anni una immensa quantitá di debito, che il settore bancario deve ancora terminare la sua ricapitalizzazione, che le imprese, non potendo più contare sulle banche, dovranno finanziarsi principalmente con emissioni di corporate debt. Vale la pena ricordare insomma, che più che di consumo sembra che l’economia mondiale abbia bisogno di una grande quantità di risparmio. Questo fatto, che sta emergendo sempre più chiaramente negli ultimi tempi, la dice lunga sulla rilevanza del dibattito di sei-nove mesi fa sulla necessità di stimoli fiscali. Per l'Italia, e non solo, la via d'uscita tipica dalle recessioni è stata quella della domanda esterna e della svalutazione competitiva. Questa strategia ha un difetto fondamentale: funziona solo se i paesi che creano la ''domanda esterna'' non sono anche loro in recessione. Purtroppo la crisi è globale: molti paesi hanno visto cadere le proprie esportazioni a tassi superiori al 20%, la flessione del commercio internazionale (in volume) sarà superiore al 10% nel 2009. Molti paesi, che affrontano la prima crisi dell'era euro, non hanno il controllo diretto della propria moneta mentre altri equilibri (penso al tasso di cambio dollaro-yuan) si reggono su motivazioni politiche e strategiche più che economiche. Nessun paese importante può sperare di tornare a crescere a breve termine manipolando il tasso di cambio: questa strada, per ora, è chiusa. Alla luce di questi fatti, la possibilità che alcuni paesi (USA in primo luogo) possano tentare di uscire dalla trappola del debito generando un eccesso di inflazione aumentano. Questa opzione ha guadagnato molto spazio sui mezzi di comunicazione nelle ultime settimane (diversi articoli, specialmente sul Financial Times) mentre il dibattito sulla deflazione, la grande paura degli economisti "ufficiali", si è oramai spento. I dati confermano questo cambio di tendenza: alcuni prezzi sono diminuiti per alcuni mesi, perché era in atto un cambio di prezzi relativi dovuto, in generale, ad un eccesso di offerta di quei beni. Il cambio è stato utile e la situazione sembra ormai stabile: il rischio di deflazione negli USA e nella euro area è insignificante. Dall'altro lato l'inflazione USA si è attestata sopra le previsioni per due mesi consecutivi proprio grazie ai prezzi dei beni industriali. Incorporando la nuova informazione le nostre previsioni dell’inflazione core per il 2009 ed il 2010 sono l'1,8% (± 0,18) e l’1,9% (± 0,39) con un aumento di 2 decimi nel 2009 e di un decimo nel 2010. Anche la FED ha modificato le sue previsioni verso l’alto: l’intervallo della tendenza centrale del core PCE per l'ultimo trimestre passa dal 0,9%-1,1% pubblicato in gennaio al 1,0-1,5%. Potrebbero non sembrare grandi numeri, ma bisogna tenere in conto che il core PCE è una misura di inflazione estremamente stabile e poco volatile. Un cambio dal 0,9% all’1,9% è un cambio tra due scenari completamente diversi. Il problema con le previsioni della FED è che, in questo momento, il suo conflitto di interessi è enorme. Se, da un lato, non può non prendere atto che le aspettative di inflazione sono cambiate, dall'altro non può ammetterlo se il Tesoro USA vuole continuare a vendere T-bills con rendimenti nulli. Una volta portata a termine l’espansione del debito necessaria, la tentazione di generare inflazione sarà fortissima. Anche se nel FOMC si parla ormai molto di exit strategy, è chiaro che ci troviamo davanti a un classico problema di inconsistenza temporale. La domanda fondamentale, in un problema di inconsistenza temporale, è se la punizione che il mercato può infliggere al debito pubblico americano è sufficiente a disincentivare l'utilizzo puntuale di una strategia opportunista. Se non emerge un'altra moneta di riserva, la risposta è probabilmente negativa. Se gli USA generassero inflazione svalutando il loro debito, i risparmiatori mondiali dovrebbero ammettere l'errore ed accettare le perdite. Mantenere l’inflazione tra il 5 e il 7% per un periodo di 2-3 anni scontenterebbe molti e incentiverebbe alcuni cambiamenti, ma difficilmente potrebbe portare alla rapida ascesa dell’euro, del yuan o di una moneta artificiale creata dal FMI come valuta di risverva. È possibile che la zona euro o il Giappone seguano gli Stati Uniti sullo stesso cammino? Improbabile. Il Giappone ha avuto per 15 anni la possibilità di svalutare il suo immenso debito e non l’ha utilizzata. Per quanto riguarda l’unione monetaria europea, mantenere l’inflazione sopra il 2.0% sarebbe una violazione del mandato del BCE. Concludendo: il rischio nuovo è quello dell'inflazione USA. Quello antico sta in una ripresa che tardi a venire perché qualcosa, da qualche parte, si è rotto nel meccanismo mondiale dei mercati, e le parti rotte non sono state sostituite.

MOLTI sono i Candidati....Ma POCHI gli Eletti



Io NON sono tra quei pochi!!
Riporto qui sopra i risultati elettorali per la Provincia di Torino totali del Centrosinistra
e sotto quelli del mio Collegio "Borgo San Donato"

Io mi sono piazzato al 16° posto

UN GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE MI HANNO SOSTENUTO

martedì 2 giugno 2009

CANDIDATO ALLE ELEZIONI PROVINCIALI 2009 - Collegio n. 6 - "Borgo San Donato"

Questa è la cartina dei limiti del mio Collegio elettorale e queste sono el vie degli abitanti del Collegio:


ALASONATTI
GRASSI
TALUCCHI
ANTONELLO DA MESSINA
GROPELLO
AQUILA
GUBBIO
TENIVELLI
AREZZO
TESSO
ASCOLI
INDUSTRIA
TREVISO
ASSISI
INGHILTERRA
AVELLINO
UMBRIA
AVET
LAMBRUSCHINI
AVIGLIANA
LE CHIUSE
VAGNONE
LEMIE
VASSALLI EANDI
BAGETTI
LIVORNO
VEROLENGO
BALBIS
LUINI
VICENZA
BARI
VIDUA
BEAUMONT
MACERATA
BELLOTTI
MEDAIL
PACCHIOTTI
BELLUNO
MIGLIARA
TELESIO
BENEDETTO BRIN
MIGLIETTI
PASSONI
BERNINI
MONDRONE
GALVANI
BOGETTO
MONTESOGLIO
BONZANIGO
MORGHEN
BORGARO
MORTARA
BOSCONERO
BOSSI
ORVIETO

OTTONE ROSAI
CAMBIANO
CAPELLINA
PACINOTTI
CAPUA
PALMIERI
CARENA
PARAVIA
CASALIS
PEYRON
CASAPINTA
PIANFEI
CASERTA
PIFFETTI
CAVALLI
PINASCA
CEVA
PINELLI
CIAMARELLA
PIRRA
CIBRARIO
PONDERANO
COSTAGUTA
PRINCIPE ODDONE

PRINCIPESSA CLOTILDE
DELLE ALPI
PRINCIPI D’ACAJA
DON GIOVANNI BOSCO
DRONERO
REGINA MARGHERITA
DROVETTI
SACCARELLI
DURANDI
SALVINI
SAN DONATO
FERRUCCI
SAVIGLIANO
FOSSANO
SCHINA
FRANCIA
SOBRERO
SONDRIO
GALVANI
GIACHINO
SUSA
GRAMEGNA
GIACINTO COLLEGNO

sabato 25 aprile 2009

Eco-Ipermercato

Il 2 dicembre 2008 e' stato inaugurato in Germania il supermercato piu' ecologico del pianeta. Siamo a Muelheim an der Ruhr, sede del gruppo Tengelmann. Parte da qui la rivoluzione verde della grande distribuzione, con un supermercato dotato di 1140 metri quadri di pannelli solari, un efficiente sistema di illuminazione basato su regolatori dinamici e LED, un sistema di refrigerazione a impatto zero basato sull'utilizzo della CO2. E poi ancora una strategia di riduzione del packaging e l'utilizzo di trasporti a basso impatto ambientale.
A quando ciò in Italia e in Piemonte?

mercoledì 15 aprile 2009

I MODERATI secondo Lucia Annunziata

Cito articolo comparso in data 14 Aprile 2009 su La Stampa

Interessante

I MODERATI

di
Lucia Annunziata

Dal buio in fondo al tunnel della sconfitta della sinistra, si avanza un nuovo soldato: il moderato. Il termine è aleggiato intorno a Dario Franceschini e al suo Pd per la tregua istituzionale scelta nel periodo del terremoto; è stato imbracciato da un politico mite per eccellenza, Enrico Letta, che nel suo nuovo libro in uscita, Costruire una cattedrale, lo usa in maniera tutt'altro che timida. E - se possiamo presumere che i media ancora rispecchiano il paese - forse non è un caso che sia stato ritirato fuori dal nuovo direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli per declinare la identità del suo giornale nel saluto ai lettori.Che si tratti di tendenza, speranza, o anche soltanto di un semplice augurio, l'idea ha preso forma, in maniera conscia o inconscia, durante la settimana di lutto che abbiamo alle spalle: che si sia davvero di fronte a un tempo di nuova moderazione? Già solo la domanda è un segno. I moderati sono spariti da anni dall'orizzonte della nostra politica, trascinati via dal disfacimento della Dc, divenuti sinonimo di trasformismo, debolezza, ambiguità nella corsa iperidentitaria del bipolarimo tra destra e sinistra. In questi ultimi anni il loro posto è stato preso infatti, e con un po' di imbarazzo per la non perfetta simmetria, dai Centristi. Ma moderato, almeno come se ne sente parlare in questi abbozzi di discussione, non è affatto il centro. Nel dire questo, prendo in prestito proprio una definizione di Enrico Letta: «L'elettorato non è bipolare, ma tripolare: diviso non tra destra e sinistra ma tra progressisti, moderati e populisti». Questa è, come si vede, una riscrittura radicale delle definizioni che usiamo oggi: non più destra, non più sinistra, e nemmeno centro. Si parla di una nuova geometria in cui sotto il termine «populista» si allineano parti della destra, della sinistra e delle terre di mezzo attuali. Per dirla ancora con Enrico Letta: «Si tratta di unire progressisti e moderati, in un patto che non potrà includere né la Lega da una parte, né Di Pietro e i comunisti dall'altra».Se questa idea andrà avanti o no non lo sappiamo. E' interessante invece cogliere gli elementi da cui nasce questo ragionare, che sembra tentare molti nel centro sinistra di oggi.Il terremoto ha segnato una svolta significativa del Pd. E' troppo parlare di unità nazionale. Ma certo il nuovo segretario del partito dei democratici si è preso una bella responsabilità: quella di rompere la prigione berlusconismo-antiberlusconismo. E non certo per «tradire» o fare «inciuci». Tanto è vero che, in piena emergenza terremoto, ha piazzato alla Camera una formidabile manovra parlamentare che si è infilata dentro le contraddizioni del governo e ha permesso l'affossamento delle misure più «populiste» (quelle della Lega) sugli immigrati. Mi piace pensare, dunque, che la rottura dello schema «sì o no a Berlusconi» sia il merito di uno sguardo che si è alzato dalla quotidianità. Il tremito che ha scosso l'Abruzzo - come sempre accade nel cortocircuito che lega catastrofi e politica - è stato nel nostro paese un momento quasi catartico di risveglio: la materializzazione dello sfascio, della fragilità, della insicurezza su cui poggiano i nostri piedi, è stata la stessa che la crisi economica filtra nella nostra coscienza. Il tremore della terra è diventato il segno di tempi più duri per tutti, la scoperta, il sapore dei tempi in cui viviamo. La cautela, l'attenzione con cui il Pd si è mosso, sono state - credo - non un consenso al premier Berlusconi, ma una presa d'atto di questo nuovo mondo. Vorrei ricordare qui un dettaglio, andato perso la scorsa settimana nella travolgente cronaca del dolore, ma non sfuggito a chi fa politica, specialmente nel centro sinistra. Stanno emergendo segni sempre più consistenti di nuove reazioni popolari alla crisi. Penso ai sequestri di manager, alle ribellioni, agli attacchi e a tutte quelle azioni che l'economista francese Jean-Paul Fitoussi ha già definito, senza giri di parole, «una rivolta popolare non coordinata, spontanea. E molto pericolosa». Che nasce stavolta da una dimensione «intellettuale» della crisi economica: la sensazione, cito ancora Fitoussi, che «la gente ha avuto di essere stata presa in giro». «Le fondamenta della democrazia sono in pericolo», non esita a dire il francese, e con lui molti intellettuali italiani oggi, nello schieramento di centro destra come in quello di centro sinistra. Se questa è la dimensione della crisi che ci viene addosso, forse la «moderazione» è un'illusione. Ma è certo un buon luogo da cui tirare un respiro, riflettere, e contare fino a tre prima di lanciarsi nel vuoto.

venerdì 10 aprile 2009

Da oggi con i MODERATI

Oggi, venerdi 10 Aprile 2009 Il Consigliere Carlo ZANOLINI ha sciolto il suo Gruppo Consiliare in Comune a Torino "AMBIENTEeITALIA-Moderati" per aderire a quello dei MODERATI.
Da oggi dunque inizia un nuovo percorso e progetto politico che si ritiene essere molto innovativo e il cui unico limite forse è il localismo regionale.
Il Gruppo Consiliare dei MODERATI al Comune di Torino è molto compatto, formato da Colleghi che fanno politica in modo molto naif, ma con passione, non facendo della politica l'elemento fondamentale e necessario per il loro sostentamento e per la loro sopravvivenza economica; è costituito infatti da imprenditori e professionisti che già rivestono un ruolo importante nella Società ma che ritengono sia utile e doveroso mettersi a disposizione della Cittadinanza nelle Istituzioni.
Il Partito dei MODERATI (che sarebbe meglio chiamare "Movimento") ATTUALMENTE NON GODE DI NESSUN FINANZIAMENTO PUBBLICO, ma si autofinanzia: ogni MODERATO mette a disposizione per questo progetto politico quanto ricava dalla attività istituzionale di Consigliere Comunale, Provinciale, regionale e di Parlamentare, aggiungendo eventuali altre disponibilità economiche personali.
Pur avendo una collocazione prevalentemente "centrista", all'interno del Gruppo Consiliare dei MODERATI si sono aggregate sensibilità differenti che riescono a dialogare e a interfacciarsi tra loro senza protagonismi e senza contrapposizioni eccessivamente ideologiche. Esiste una sensibilità di Destra sociale moderata, di Ambientalismo moderato, di Laicità e Socialismo moderati, di Imprenditorialismo genuino e di Cattolicesimo con approccio tuttavia sufficientemente laico ai problemi della Società e della Persona moderne.
I Moderati attualmente si collocano nell'ambito del Centrosinistra; in Comune sostengono il Sindaco On. CHIAMPARINO, ma hanno anche un elettorato francamente di sinistra o anche di destra, a causa dell'attrazione che le persone candidate promuovono nei loro confronti.
Il Gruppo Consiliare al Comune di Torino è costituito per ora da 7 Consiglieri, ed è il secondo Gruppo in termini numerici dopo il Partito Democratico.
Ha come riferimento un unico Assessore (Michele Dell'Utri)
DA OGGI IL "VERDE" ZANOLINI CONTINUERA' LA SUA POLITICA DI TUTELA DELL'AMBIENTE E DI PROMOZIONE DELLE POLITICHE AMBIENTALI CON LA ECOMOERAZIONE DI SEMPRE.
Si rivolge ai prorpi elettori affinchè continuino a sostenerlo anche in questa particolare scelta

mercoledì 1 aprile 2009

INTERPELLANZA presentata e discussa in Consiglio Comunale oggi, 31 Marzo 2009

Servizio Centrale Consiglio Comunale

C I T T À D I T O R I N O

INTERPELLANZA

"EDUCHIAMO I CANI.....MA EDUCHIAMO ANCHE I PADRONI (ALMENO QUELLI DEL QUARTIERE S.DONATO!)"



Il sottoscritto Consigliere Comunale Carlo ZANOLINI
Considerato che

Il Sindaco On. Chiamparino già alcuni anni fa in una festa di Partito aveva dichiarato che avrebbe punito coloro che sporcano la Città, soprattutto i proprietari di cani che non usano i sacchetti per rimuovere le deiezioni dei loro cani, con multe che (sono sue parole) sarebbero raddoppiate da 50 a 100 euro in caso di inosservanza;

che una autorevole guida turistica aveva "marchiato" la città di Torino come deprecabile per la diffusa presenza dei suoi marciapiedi delle "Dog poo".;

che segnalazioni ripetute di Cittadini del quartiere San Donato, e in particolare della zona del basso San Donato hanno evidenziato come il fenomeno della presenza sui marciapiedi delle deiezioni canine abbia raggiunto livelli insopportabili per il decoro e l'igiene


INTERPELLA

Il Sindaco e/o gli Assessori competenti per conoscere

se la stessa alacrità nel comminare le multe per divieto di sosta di auto in zone che non sono di impedimento a pedoni o al traffico durante le ore notturne (come si verifica ad esempio abitualmente sulle ampie banchine - in cui il divieto di sosta non è esplicitamente segnalato - in Piazza Massaua dopo le ore 23) è applicata ad attuare serrati controlli e a comminare sanzioni pecuniarie ai padroni di cani che permettono di sporcare con le feci i marciapiedi senza rimuoverle con la paletta;

quante multe per l'infrazione correlata alla deposizione non rimossa delle feci di cane sono state comminate ai padroni che lo permettono nell'anno 2008 e nel primo bimestre del 2009 e la loro percentuale rispetto a quelle per limiti di velocità o di sosta;

se si intende FINALMENTE dare il via ad una intensa campagna di educazione civica per una Città pulita dalle popò dei cani, con relativa intensificazione dei controlli e punizioni per gli inadempienti;

se non sia opportuno intensificare numero di controlli e sanzioni per una situazione che sta diventando insopportabile per i Cittadini ben educati soprattutto nella zona semicentrale del quartiere San Donato e soprattutto quello del "basso" San Donato da cui provengono quotidianamente segnalazioni di Cittadini esasperati;

se non si ritenga opportuno allentare la pressione sulle multe per divieto di sosta (qualora beninteso, non vi sia necessità di sanzionare ostacoli alla circolazione) e inasprirla su quelle da comminare ai padroni che non rimuovono le feci dei loro cani.


Carlo ZANOLINI


SINTESI DELLA RISPOSTA DELL'ASSESSORE BORGOGNO:

1. Sono attive SU DUE TURNI GIORNALIERI per ogni Circoscrizione le "Pattuglie decoro" dei Vigili Urbani

COMMENTO MIO: chi le ha mai viste?

2. Nell'anno 2008 sono state elevate 687 contravvenzioni sulel infrazioni correlate alle deiezioni canine, di cui 84 nel quartiere San Donato

COMMENTO MIO: avrebbero dovuto essere 6870 e non 687 !!!

3. Nel primo bimestre del 2009 sono state comminate per lo stesso motivo già 169 multe

COMMENTO MIO: sono ancora molto poche, vista la persistenza delle deiezioni canine sui marciapiedi come tutti possono notare

4. Nei piani del 2009 sono previsti circa 4200 servizi dei Vigili Urbani riguardanti il decoro.

SPERIAMO!!!

lunedì 23 febbraio 2009

GREEN ECONOMY, GREEN JOBS e la ZUCCA ARANCIONE

Qualche giorno fa il Presidente USA Obama ha pubblicamente annunciato il suo “Economy Recovery Plan”, il Piano di rilancio economico per gli Stati Uniti.: con esso, tra l’altro, si renderanno disponibili 15 miliardi di dollari all’anno per i prossimi 4 anni per le energie rinnovabili.
Anche l’Europa ha presentato il suo piano di ripresa dell’economia con un investimento da 200 miliardi di eu.: una parte importante (circa 4,8 miliardi di eu.) sarà destinata per le energie rinnovabili e 4,2 miliardi di euro per l’ efficienza energetica e gestione dell’energia.
Speriamo che il nostro Governo recepisca e attui, una volta approvate, le direttive europee in merito.
Speriamo che SE LO METTA BENE IN ZUCCA il concetto che la GREEN ECONOMY deve avere un ruolo importante nel rilancio dell’occupazione.
Tutti ormai sono convinti del binomio GREEN ECONOMY - GREEN JOBS, posti di lavoro legati alle politiche ambientali.
Forse finalmente si realizzerà quello che gli ambientalisti da molti anni vanno affermando: cioè che l’Ecologia è volano per lo sviluppo dell’ Economia, ma dell'Economia “giusta”, rispettosa del benessere del genere umano.

(articolo pubblicato anche su "Cittagorà", giornale del Comune di Torino)

giovedì 19 febbraio 2009

UN DISCORSO APPREZZABILE

Mi pare possa interessare per un dibattito serio e non fazioso sul doloroso episodio della morte di Eluana Englaro il discorso dell'On. Senatore Pietro Ichino del Partito Democratico che qui riporto.
Vi rilevo un estremo rispetto della laicità delle Istituzioni e dello Stato pur dal punto di vista di un uomo religioso.

Buona lettura!

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Vorrei distinguere, nel mio intervento, la parte che svolgo nella mia veste di politico e quella che svolgo come credente. Non perché questo mi conduca a due conclusioni diverse, ma perché mi sembra necessario sottolineare una distinzione tra i due piani del discorso, che troppo sovente è ignorata o trascurata.
Nella veste di membro, laico, del Parlamento di una Repubblica laica, chiamato a stabilire quale sia il confine tra vita meramente biologica e vita umana, tra stato vegetativo reversibile e irreversibile, ritengo che la legge debba limitarsi a definire il confine al di qua del quale c’è sicuramente vita umana da difendere con ogni mezzo, e il diverso confine al di là del quale il corpo umano può e deve essere considerato a tutti gli effetti morto. Questi sono i soli certi fines, i confini sicuri, che un ordinamento civile può e deve porre. Ed essi non sempre coincidono tra loro. Dico che non coincidono perché tra di essi talvolta si presenta una sorta di zona grigia, una zona di ragionevole opinabilità – corrispondente a quella che gli anglosassoni chiamano band of reasonableness delle opzioni possibili – dove possono verificarsi una infinità di situazioni-limite particolari la cui qualificazione è controvertibile. Qui, a ogni cittadino deve essere consentito, con l’assistenza del medico o di altro consigliere qualificato di sua scelta, agire secondo la propria coscienza.
Per quel che mi riguarda, in una situazione nella quale, come nel caso di Eluana Englaro, fosse ragionevole ritenere irreversibile la mia totale perdita di coscienza, cioè ritenere il mio corpo di fatto condannato a una vita puramente vegetativa, privato irreversibilmente di mente e coscienza, sentirei gravemente lesa la dignità della mia persona se quel corpo venisse mantenuto in vita per lungo tempo, ancorché nel modo più amorevole e rispettoso. Penso che questo senso di ribellione all’idea di una prolungata permanenza forzata in vita del proprio corpo privato per sempre della coscienza sia condivisa dalla grande maggioranza dei miei concittadini. Per questo ritengo che un legislatore laico, fissati i confini della zona di ragionevole opinabilità, debba riconoscere ai familiari di chiunque si trovi in una situazione di questo genere la libertà di scegliere secondo coscienza: di scegliere, cioè, se continuare o no ad alimentare una vita che può essere altrettanto ragionevole ritenere ancora vita umana, quanto non ritenerla più tale.
È evidente, oltretutto, che in una situazione di questo genere l’alimentazione forzata equivale sostanzialmente a un trattamento terapeutico: obbligare i parenti della persona non cosciente a praticarlo violerebbe il principio costituzionale che garantisce il diritto di rifiutare le cure.
Detto questo, e parlo ancora come membro, laico, del Parlamento di una Repubblica laica, rispetto e difendo il diritto di chiunque, nel nostro Paese, quindi anche dei vescovi e in generale del Magistero ecclesiastico cattolico, come degli esponenti di ogni altra chiesa o comunità religiosa, di esprimere liberamente la propria opinione sul discrimine tra vita e morte, tra vita biologica e vita umana, e anche su che cosa la legge dovrebbe stabilire al riguardo: dissento dunque recisamente da chi denuncia negli interventi delle Autorità religiose sul terreno politico-legislativo una ingerenza indebita o comunque una scorrettezza, dal punto di vista istituzionale.
È come cristiano – forse sarebbe meglio dire: come persona impegnata a coltivare intensamente il patrimonio plurimillenario della tradizione biblica –, è in questa veste che mi rammarico di interventi del tipo di quelli che la Chiesa cattolica con frequenza compie su ciò che questo Parlamento deve o non deve fare. E mi rammarico dell’atteggiamento – che non esito a definire clericale, nel senso peggiore del termine di un Governo che a questi interventi assoggetta programmaticamente e sistematicamente il proprio agire; incurante, oltretutto, del fatto che della nostra tradizione biblica non è depositaria soltanto la Chiesa cattolica, ma anche altre, come quelle protestanti e in particolare quella valdese; ne è depositaria pure, e da molto prima, la Comunità ebraica. E tutte queste, dalle Scritture, traggono insegnamenti di etica politica talora profondamente diversi rispetto alla Chiesa cattolica.
In consonanza con tanta parte di questa grande comunità di persone che nella tradizione biblica cercano il senso della propria vita, penso che la testimonianza di una Chiesa cristiana non debba mai consistere nell’indicare la soluzione giuridico-legislativa specifica da preferire, né tanto meno le concrete modalità dell’impegno politico; penso che essa invece debba educare i cristiani all’esercizio responsabile della propria coscienza, lasciando che proprio quest’ultima resti il punto di riferimento fondamentale per ciascuno di loro nelle scelte politiche, giuridiche, tecniche. Pietro Scoppola amava citare, a questo proposito, un’affermazione del Concilio Lateranense IV del 1215: “Quidquid fit contra conscientiam aedificat ad Gehennam” (“qualsiasi cosa che si faccia contro la propria coscienza prepara all’Inferno”). Ultimamente, la Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II ha detto, con altre parole, la stessa cosa (§ 16): “L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa dell’uomo e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio”. Nelle materie che vanno “rese a Cesare” (Mt., XXII, 21) – e tra queste vi è certamente la materia della legislazione civile le scelte operative devono esprimere i valori in cui crediamo attraverso la mediazione della coscienza di ciascuno di noi.
“Rendere a Cesare quel che è di Cesare” significa rispettare la laicità dello Stato, della sua politica, della sua legislazione. Questa laicità è sostanzialmente il metodo che consente a tutte le persone di buona volontà di trovare un terreno comune sul quale mettere in comunicazione le loro coscienze, ispirate a fedi e filosofie anche molto diverse, per cooperare nella ricerca delle soluzioni tecniche, politiche, legislative migliori per il bene del Paese. Quel terreno comune viene meno se c’è qualcuno che su di esso (cioè in quello spazio che il Vangelo ci invita a “rendere a Cesare”), si presenta con la verità in tasca, già bell’e confezionata, certificata con il sigillo della conformità alla volontà di Dio. Con gli occhi di chi legge la Bibbia, vedo in questa pretesa una violazione del secondo Comandamento: “non nominare il nome di Dio invano”.
Per concludere, chiedo alla Chiesa di affermare con forza il valore della vita; ma di rendere alla scienza ciò che le è proprio. Lasciare, cioè ai neurologi la valutazione tecnica circa l’irreversibilità della scomparsa di una componente essenziale della vita umana: la mente, la coscienza; lasciare, più in generale, ai medici la scelta del modo concretamente più umano e caritatevole di trattare, nella loro infinita varietà, i casi in cui si determina questa scomparsa irreversibile. È compito della Chiesa continuare a educare con rigore e passione le persone ai valori evangelici; ma essa deve lasciare loro – e in particolare a quelle che sono impegnate negli organi legislativi e amministrativi dello Stato – la libertà di compiere secondo coscienza le scelte proprie della funzione civile o professionale che esse svolgono, confrontandosi in proposito con le persone di fede diversa senza la pretesa di possedere in quel campo una verità rivelata, direttamente attinta dalla volontà divina. Anzi, credo che la Chiesa debba vegliare a che nessuno avanzi questa pretesa, nessuno violi il secondo Comandamento.
Al Governo e al Parlamento chiedo di riconoscere e proteggere, come impone la Costituzione, nella zona tra i due confini della certezza di vita umana da una parte, della certezza di morte dall’altra , quella band of reasonableness delle opzioni possibili, all’interno della quale ogni cittadino, cristiano o no, deve poter decidere e agire secondo la propria coscienza.

Pietro Ichino
Senatore del Partito Democratico

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lunedì 9 febbraio 2009

MEDICI e NON SPIE!

Oggi ho presentato un Ordine del Giorno, firmato anche dal Collega Consigliere Comunale Gianluigi Bonino che si contrappone all'emendamento presentato dalla Lega che abolisce il divieto di denunciare le Persone "irregolari" che accedono alle strutture sanitarie. Tale Ordine del Giorno - che non ha potuto essere presentato alla votazione in Consiglio Comunale a Torino oggi, per motivi regolamentari - passerà in discussione nelle prossime settimane in Commissione Consiliare, durante la quale potranno essere auditi il Presidente dell'Ordine dei Medici e Odontoiatrici di torino e Provincia e un Segretario Sindacale dei Medici.
Sarebbe auspicabile anche che fosse audito un Costituzionalista.

Due sono i "PUNTI di VISTA":

1. Ministro Maroni:
"Non abbiamo introdotto alcun obbligo di denuncia dei clandestini da parte dei medici, abbiamo semplicemente eliminato il divieto della possibilità della denuncia". Lo ha sottolineato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nel corso del programma 'L'elefante' condotto da Giuliano Ferrara su Radio24. "Nel 1998 - ha ricordato Maroni - è stato introdotto il divieto per i medici di segnalare i clandestini. Si arrivava così all'aberrazione che un medico che voleva segnalare un clandestino commetteva un reato. C'è stata un grande mistificazione su questo. Giornali come 'La Repubblica' e il 'Corriere della sera' - ha aggiunto il ministro - hanno messo in prima pagina una cosa non vera scrivendo che c'era l'obbligo di denuncia. E' falso. Se il medico non vuole denunciarlo non lo fa, ma non è giusto punire un medico che magari vuole segnalare alla polizia un clandestino ferito da una ragazza che ha stuprato". Maroni ha quindi fatto notare che "in tutti i Paesi d'Europa esiste la situazione che vogliamo introdurre noi, non c'è cioè alcun divieto ai medici della possibilità di denunciare i clandestini. In Germania, anzi, c'è l'obbligo di farlo. Alzare questo polverone su una norma di buon senso - ha concluso - mi sembra un'operazione molto provinciale e molto poco seria".

2. i Medici.

Se passa l'emendamento, i MEDICI PUBBLICI, ma NON i privati, saranno obbligati a segnalare le persone "clandestine", pena la denuncia per omissioni di atti d'ufficio.
Ingfatti i MEDICI PUBBLICI hanno l'obbligo di referto per segnalare un reato che il proprio paziente ha commesso anche se la segnalazione potrebbe causare danno al paziente. E quello di immigrazione clandestina sarà considerato un vero reato.
Con la precedenti disposizioni legislative, l'obbligo di denuncia degli immigrati clandestini fu abolito. Se ci sarà l'approvazione dell'emendamento, i MEDICI PUBBLICI dovranno fare il Referto di denuncia alle Autorità, poichè quello di "immigrazione clandestina" sarà da quel momento considerato un reato (fino ad ora non lo è !!)
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PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO
al CONSIGLIO COMUNALE
della
CITTA' di TORINO

Proposta di

ORDINE DEL GIORNO

Al

CONSIGLIO COMUNALE

DELLA

CITTA' DI TORINO

Preso atto che

nel Parlamento italiano è in discussione in questi giorni un pacchetto di norme di diverso tenore, che si riferiscono a cittadini stranieri immigrati ed in particolare agli extracomunitari;
in particolare è stato recentemente approvato da un ramo del Parlamento un emendamento che consente agli operatori sanitari, a differenza che nel passato, di segnalare alle autorità di polizia persone non in regola con il permesso di soggiorno.

Rilevato che

L’art. 32 della Costituzione vigente afferma la “tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” e che certamente questa prescrizione è applicabile a chiunque sul territorio nazionale, indipendentemente dalla liceità del suo soggiorno, fatta salva la possibilità da parte dell’Autorità giudiziaria, di sanzionare attraverso regolari processi ogni azione o situazione di illegalità

Rilevato altresì che

Il recepimento di tale emendamento da un lato imporrebbe al medico una scelta morale e deontologica, stretto tra l’obbligo di segretezza e l’obbedienza a questa norma, collegata peraltro al nuovo reato di immigrazione clandestina, anch’esso contenuto del cd. “pacchetto sicurezza” e dall’altro, indipendentemente dalla possibilità di una sua concreta applicazione, porrebbe le Persone straniere irregolari nel dilemma se accedere alle strutture mediche, con il rischio di essere segnalato e conseguentemente espulso e successivamente incarcerato, oppure non curarsi, ovvero farlo in strutture clandestine e segrete.
Che conseguentemente diverrebbe in ogni caso difficile per le Persone irregolari fidarsi da oggi in poi delle strutture sanitarie

Considerato che


le Persone irregolari e senza permesso di soggiorno,

· come qualunque individuo hanno il diritto stabilito dalla Costituzione italiana ad una assistenza sanitaria di base, d’urgenza o volta alla prevenzione, tale da consentire loro un autentico diritto alla vita

· saranno disincentivate a recarsi presso sanitari nel caso dovessero presentare problemi di salute e che di conseguenza potrebbero correre rischi di vita o diventare portatori di particolari e gravi patologie, potenzialmente diffusibili nella popolazione intera (ad es. malattie sessualmente trasmissibili, TBC, ecc.

Rilevando che

· il mancato costante monitoraggio e controllo di queste patologie da parte del sistema sanitario italiano potrebbe portare alla diffusione incontrollata delle stesse


Considerato infine che


· Nella Città di Torino esistono strutture ed organizzazioni sanitarie (ambulatori ASL, Ospedali, Medici di Medicina Generale Convenzionati, Pediatri di famiglia, Consultori famigliari, ecc) che hanno personale sanitario interessato alla riforma di cui si è detto

· Che nella Città di Torino vivono, abitano, si muovono, un notevole numero di cittadini extracomunitari irregolari, potenziali destinatari della norma


ESPRIME


· La propria contrarietà per la palese violazione di qualunque principio etico, oltrechè costituzionale, sotteso alla formula adottata dall’emendamento in discussione .

· La propria contrarietà per l’artificiale divisione creata tra i cittadini italiani e le Persone irregolari, che sono anzitutto Persone (uomini, donne, anziani, bambini) come noi, cui viene nei fatti negato il fondamentale diritto alla salute e conseguentemente alla vita.

· Profonda preoccupazione nei confronti delle conseguenze di un eventuale recepimento da parte dei sanitari dell’emendamento in norma sia nei confronti delle Persone irregolari , sia in generale dei cittadini, per le potenziali, gravissime, ricadute sulla salute di entrambi


IMPEGNA

Il Sindaco della Città di Torino

a trasmettere il presente documento ai Presidenti dei due rami del Parlamento Italiano ed al Presidente della Repubblica, affinché nei rispettivi ruoli istituzionali non consentano questo stravolgimento delle più elementari norme del diritto.

A trasmettere il presente documento anche alle Direzioni Generali delle ASL e ASO cittadine, A rappresentare le ragioni etiche su cui è fondato il presente O.d.G. in ogni occasione nella quale sia previsto o consentito un parere della Città di Torino su questa materia .


Torino 9 febbraio 2009

CarlO ZANOLINI
Gianluigi BONINO

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Comunicato Stampa inviato ai Giornalisti


lunedì 2 febbraio 2009

ANCHE UN PONTE INTITOLATO A Mauro ROSTAGNO

Questa è la lettera che ho inviato alla Commissione Toponomastica in data 2 Febbraio 2009 perchè, dopo aver ascoltato in occasione del "Diritto di tribuna" i rappresentanti di circa 1000 firmatari di un appello perchè sia intitolato un ponte sulla dora in corrispondenza di Via Livorno a Mauro Rostagno:

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Torino, 2 Febbraio 2009


Al Presidente della Commissione Toponomastica
Comune di Torino



Gentile Presidente,

Questa mia richiesta fa seguito a quanto esposto da Cittadini e rappresentanti di Associazioni in data 2 Febbraio 2009 durante il Diritto di Tribuna da Lei presieduto nella Sala Capigruppo, e sostenuto da una considerevole raccolta di firme di Cittadini del quartiere e non.
Mi permetto di supportare quanto richiesto in quella occasione .
Richiedo quindi formalmente che si proponga a codesta Commissione Toponomastica di
intitolare a Mauro ROSTAGNO il ponte sulla Dora di via Livorno, o in alternativa, secondo quanto suggerito dalle Circoscrizioni, la passerella che corre parallela a Via Livorno, soprannominata “Il Cannocchiale”.

Mauro ROSTAGNO, come noto, è un noto nostro concittadino di nascita, ucciso dalla malavita organizzata nel trapanese per le sue pubbliche denunce dei malaffari delle organizzazioni criminali di quella zona.
Il suo impegno civile e umanitario lo ha visto da un lato a contribuire alla riabilitazione e reinserimento sociale di tossicodipendenti con la Sua Associazione/Comunità “Saman” nelle vicinanze Trapani e dall’altro a usare il mezzo radiotelevisivo, con la emittente “RTC” per denunciare le infiltrazioni della malavita organizzata nella Società, nelle Istituzioni.
Tra le vittime della mafia e delle organizzazioni mafiose, molti purtroppo sono stati i torinesi.
Mauro Rostagno è una di quelle.
Si ritiene che Torino debba ricordare il suo sacrificio.

Firmato
Carlo Zanolini
Consigliere Comunale della Città di Torino
Capogruppo Gruppo Consiliare " AMBIENTEeITALIA - MODERATI "

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venerdì 23 gennaio 2009

MOZIONE DI INDIRIZZO sui "CONCORSI DI IDEE"

Segnalo una mozione approvata lunedì 12 gennaio 2009 che mi vede primo firmatario - e cofirmatari i Consiglieri Gianluigi Bonino (Gruppo Socialista - riformista - liberale, confederato coi Moderati) e Giovammi Mari Ferraris (Gruppo dei MODERATI) - che impegna la Giunta a favorire per interventi urbanistici e architettonici di una certa rilevanza a incrementare la metodologia del "Concorso di Idee" per dare motivo a giovani architetti o ingegneri di poter esprimere la loro creatività e per concorrere a indirizzare verso il "Bello" e il "Decoro" Questa Mozione è stata ritenuta molto interessante, a tal punto che sarà ripresa sul sul numero della settimana del 19 gennaio di "Progetti e Concorsi", allegato al settimanale Edilizia e Territorio del Sole 24 ore, a seguito di una intervista della giornalista Maria Chiara Voci del Sole 24 ore

Riporto quanto scritto dal Giornalista dell'Ufficio Stampa del Comune di Torino, Dr. Silvio Lavalle a proposito di questa mozione.

PAZZA IDEA
Il "concorso di idee" ed il deficit di bellezza delle nostre città
20-01-2009
Nei primi anni ’70, il giovane architetto aveva poca esperienza, poco curriculum, nessun potente amico…solo una testa ribollente di idee, coloratissime, serpentiformi, a volte trasparenti e tutte un po’ pazze. Poi venne il concorso di idee (in Francia, Spagna, Olanda, lo si usava già da tempo) e così nacque il "Centre Pompidou" (noto come "Beaubourg") progettato da un giovane Renzo Piano: un’opera ed un architetto diventati poi celebri nel mondo intero.
L’importanza del concorso di idee per la progettazione al servizio del settore pubblico, è stata abbondantemente analizzata nel corso dei recenti convegni collegati alla manifestazione "Torino capitale del design". E’ opinione abbastanza consolidata tra gli esperti del settore che in Italia manchi una cultura della progettazione e questa situazione può essere riferita anche allo scarso ricorso a quella specifica modalità di progettazione chiamata "concorso di idee". Naturalmente non mancano talenti ed intelligenze, ma le vie che questi percorrono per affermarsi non sono accessibili a tutti i talentosi. Tutto ciò fa sì che il nostro Paese, pur costellato di opere "griffate", a volte belle a volte no, risenta di un deficit di bellezza e a volte di razionalità edificatoria.
carlozanolini-full_init_.jpg ¬
Queste le motivazioni di Carlo Zanolini primo firmatario di una mozione approvata in Consiglio comunale con 28 voti favorevoli ed 1 astenuto con cui si impegnano il Sindaco e la Giunta ad adottare come forma di gara pubblica il "concorso di idee", come già si fa nelle città europee all’avanguardia nella progettazione urbanistica ed architettonica. 
Con il "concorso di idee", argomentano i proponenti, si stimola la creatività e la competitività dei professionisti chiamati a progettare e si dà spazio ai giovani, altrimenti a corto di possibilità di dimostrare le proprie capacità.
Questo modo di procedere dovrebbe essere adottato per le nuove progettazioni, per le riqualificazioni di aree pubbliche, ma anche per le trasformazioni edilizie e urbanistiche di aree private che richiedano variazioni di destinazione d’uso rispetto al piano regolatore. Le superfici da riprogettare con questo metodo dovranno essere superiori ai 3000 metri quadrati, oppure inferiori purchè in aree di particolare pregio o con vincoli ambientali. La differenza più evidente tra il concorso di idee ed un bando di gara per la progettazione di un’opera è che nel primo caso il concorrente non solo non deve versare cauzioni più o meno onerose per partecipare alla gara ma, con un po’ di fortuna e la giusta dose di talento, può guadagnare un premio in denaro e, soprattutto, visibilità e riconoscimenti professionali. Non soltanto ma, sebbene le Amministrazioni nel caso dei concorsi di idee non siano vincolate a realizzare alcuna opera, nulla vieta loro di elaborare dei bandi che, in vista della effettiva costruzione di un’opera, valorizzino nella gara il lavoro realizzato da chi ha partecipato al preliminare concorso di idee. In questo modo il bando di gara sarà in grado di fornire migliori linee guida ed anche precise indicazioni sul progetto. Il progetto che seguirà potrà così guadagnare in qualità finale e configurarsi come il risultato di un lavoro collettivo.
Silvio Lavalle

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C I T T A’ D I T O R I N O
MOZIONE
OGGETTO: "PROGETTARE IL FUTURO URBANISTICO DI TORINO CON I CONCORSI DI IDEE"
Presenata dai Consiglieri Comunali ZANOLINI E BONINO IN DATA 30 OTTOBRE 2007.
Il Consiglio Comunale di Torino
PREMESSO
che molte città all’avanguardia nella progettazione architettonica e per la trasformazione urbanistica sovente fanno ricorso alla metodologia del concorso di idee per individuare la migliore progettualità tra molte qualificate proposte;
RILEVATO che
"il concorso di idee" è un metodo che, suscitando la competizione professionale e dando spazio all’inventiva e alla creatività di una pluralità di progettisti, potrebbe contribuire a selezionare le idee migliori per interventi architettonici e di trasformazione urbanistica anche nella nostra città; CONSIDERANDO che
il "concorso di idee"potrebbe dare, spazi importanti a giovani professionisti che altrimenti non potrebbero pubblicizzare e/o realizzare le loro idee, la loro creatività e i loro progetti;
IMPEGNA
il Sindaco e la Giunta a promuovere l’applicazione del metodo del "concorso di idee" o di altre metodologie selettive, anche vincolando eventuali vincitori di aste pubbliche per alienazione di aree e per il trasferimento di diritti edificatori: 1. per nuove progettazioni, riqualificazioni o ristrutturazioni di aree pubbliche; 2. per trasformazioni edilizie e/o urbanistiche di aree private di dimensioni significative e interventi che riguardino aree con vincoli ambientali di particolare pregio.

F.to Carlo Zanolini
Gian Luigi Bonino
Giovanni Maria Ferraris

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giovedì 15 gennaio 2009

MOZIONI in CONSIGLIO COMUNALE

Dopo travagliato percorso che ha previsto anche discussione di VI Commissione Consiliare Ambiente del Comune di Torino, annuncio che lunedi 12 gennaio 2009 è stata votata all'unanimità la mozione che impegna la Giunta Comunale di torino a rispettare l'accordo di programma che prevede lo spostamento da Beinasco della "Servizi Industriali" PRIMA di dare avvio all'inceneritore del Gerbido.
Sono stato il primo firmatario della mozione che è stata sottoscritta da tutti i Componenti del Gruppo Consiliare dei MODERATI del Comune di Torino (Moretti, Troiano, Ferraris).
Ritengo che sia un risultato importante in quanto mozioni simili sono state approvate da altri Consigli Comunali di Città dell'area metropolitana torinese. Torino è l'importante tassello che mancava.
Non si potrà ora più fare a meno di considerare la volontà politica di spostamento della Servizi industriali in altro luogo, poichè espressa "pesantemente" dagli organi elettivi del capoluogo piemontese e da altri comuni limitrofi interessati a liberare dagli inquinamenti il proprio territorio.

E' un mio piccolo contributo alle ragioni dell'ambientalismo costruttivo.


Ecco il testo della Mozione

C I T T À D I T O R I N O

MOZIONE

OGGETTO: "SI RISPETTI IL PROTOCOLLO D'INTESA PER LA COSTRUZIONE DEL TERMOVALORIZZATORE DEL GERBIDO"
Presentata dai Consglieri ZANOLINI, MORETTI, TROIANO E FERRARIS IN DATA 17 GIUGNO 2008.

Il Consiglio Comunale di Torino,

PREMESSO

che in data 23 settembre 2004 è stato sottoscritto un Protocollo d'Intesa tra l'Amministrazione Provinciale di Torino, nove Consorzi di Bacino (tra cui il Covar 14) e i dieci Comuni capofila e che al punto 9 del Protocollo d'Intesa, è prevista la rilocalizzazione degli impianti della Servizi Industriali S.p.A., quale precondizione indispensabile per l'entrata in funzione dell'impianto di termovalorizzazione del Gerbido in Torino;

VERIFICATO

che da tre anni e mezzo dalla firma del Protocollo, non paiono giungere segnali di programmi e azioni indirizzati alla rilocalizzazione della "Servizi Industriali", nonostante sia previsto a breve l'avvio dei cantieri per la costruzione del suddetto termovalorizzatore;

CONSIDERATO

che il non rispetto del protocollo d'intesa suddetto, poiché ratificato con atti ufficiali di Consigli Comunali di più Comuni della zona, potrebbe creare contenziosi tali da far ritardare la messa in funzione del termovalorizzatore del Gerbido, causando, a cascata, un procrastinamento della data di chiusura della discarica di basse di Stura, stabilita con un atto di indirizzo ufficiale del Consiglio Comunale di Torino alla data del 31 dicembre 2009;

IMPEGNA

Il Sindaco a:
1) intervenire presso la Provincia di Torino perché sia rispettato il Protocollo d'Intesa e siano onorati gli obblighi presi;
2) sollecitare la Regione Piemonte a impegnarsi maggiormente per la immediate azioni di rilocalizzazione della "Servizi Industriali";
3) riportare la posizione del Consiglio Comunale di Torino presso tutti gli Enti preposti;
4) dare puntuale comunicazione al Consiglio Comunale sull'evolversi della situazione e sul rispetto del punto 9 del Protocollo d'Intesa.

F.to: Carlo Zanolini
Gabriele Moretti
Dario Troiano
Giovanni Maria Ferraris

VOTATA A LARGA MAGGIORANZA