domenica 7 dicembre 2008

DAL GOVERNO UNA BEFFA ALL'ECOLOGIA E ALL'ECONOMIA

Dal 2007 (e in teoria fino al 2010) c'era la possibilità di detrarre il 55% dall'IRPEF del costo degli interventi di miglioramento dell'efficienza energetica, dai pannelli solari alle caldaie a condensazione, all'isolamento di tetti e pareti alle finestre ecc..

Tale possibilità aveva indotto molti cittadini comuni e molte Aziende produttive  e commerciali ad approfittare di questo vantaggio fiscale per rendere più moderne ed efficienti dal punto di vista energetico le loro abitazioni o i loro edifici.

Si sarebbe trattato di un investimento che avrebbe prodotto immediati vantaggi all’ambiente e, a più lungo termine, anche vantaggi economici personali legati al risparmio energetico.

Ma il Governo, con il Decreto Legge 185/2008 approvato venerdì 28 novembre ha deciso di ridimensionare le detrazioni del 55%, subordinandole ad un ulteriore comunicazione all’Agenzia delle Entrate (oltre alla già prevista trafila burocratica da inviare all'E.N.E.A., l’Agenzia Nazionale dell’energia)

Per le agevolazioni sugli interventi energetici sono stati stanziati 82,7 milioni di euro per il 2008; 185,9 milioni per il 2009 e 314,8 milioni per il 2010. Una volta terminati i fondi non sarà più possibile accogliere le domande dei cittadini e delle imprese. Le richieste per l'anno in corso dovranno essere inviate dal 15 gennaio 2009 al 27 febbraio 2009.

Per le spese sostenute nel 2008, in caso di mancato invio della domanda o di diniego da parte dell'agenzia delle Entrate, l'interessato potrà comunque usufruire di una detrazione dall'imposta lorda pari al 36% delle spese sostenute fino ad un massimo di 48.000 euro da ripartire in 10 rate annuali.

L’aumento del percorso burocratico già di per sé contribuirà a rendere difficile l’accesso ai finanziamenti, ma quello che lo renderà ulteriormente poco appetibile sarà la impossibilità di prevedere la certezza della autorizzazione poiché subordinata alla limitatezza dell’entità del Fondo che il Ministro dell’Ecomomia ha stanziato e all’ordine di arrivo delle domande autorizzative.

Si è voluto inoltre introdurre un concetto che molti non hanno esitato a definire “antidemocratico”: quello dell’”silenzio – diniego” della pubblica Amministrazione. Vale a dire che se l’Agenzia delle entrate entro 60 giorni non farà pervenire parere favorevole circa la domanda di detrazione del 55% su di un progetto di risparmio edilizio energetico, il parere si dovrà intendere come negativo

Il concetto democratico di “silenzio – assenso” previsto dalla Legge 146 sulla trasparenza delle azioni della Pubblica Amministrazione è stato dunque per la prima volta soppiantato da quello assolutamente antidemocratico del “silenzio – diniego” che rende il Cittadino sempre meno tale, ma sempre più “suddito”.

Ma quello che più mette in evidenza le contraddizioni del Governo è il fatto che da un lato dichiara di voler aiutare le Imprese produttive e le Aziende, ma dall’altro con questo decreto legge in pratica le soffoca bloccando le attività imprenditoriali che in questi anni hanno dimostrato di aver incrementato maggiorente il loro fatturato: vale a dire quelle correlate allo sviluppo sostenibile, alla tutela dell’ambiente e al risparmio energetico

Barak Obama nel suo programma amministrativo ha dichiarato di voler investire nei prossimi due anni 150 milioni di dollari per lo sviluppo delle “tecnologie verdi”.

Il ritorno di questi investimenti sarà un maggiore acquisto di prodotti e manufatti “sostenibili” e un aumento del fatturato delle Aziende che li producono e di quelle dell’indotto, con conseguenti maggiori entrate fiscali e un “ritorno allo Stato” degli investimenti stanziati.

Questo il Governo italiano pare non averlo capito: migliaia di Architetti, Ingegneri, Progettisti, Costruttori, che avevano creduto nell'edilizia ecologica vedranno diminuire il loro lavoro  e il loro fatturato, e quindi diverranno più poveri, poiché i clienti che si erano decisi a modificare o ristrutturare edifici industriali commerciali o private o a costruirne di nuove secondo le regole del risparmio energetico non lo faranno più.

Migliaia di cittadini che erano pronti a investire  qualche soldo nell'ecologia col sostegno della Stato, credendo nella sostenibilità ambientale e in un ritorno economico nel futuro, non investiranno più.

A fronte di un risparmio statale iniziale, dovuto alla limitatezza del fondo stanziato dal Decreto Legge, milioni di euro di IVA e tasse correlate alla “tecnologia verde” non entreranno più nelle casse dello Stato.

Attualmente solo a parole il Ministro dell’Economia ha affermato che non ci sarà retroattività per il 2008 delle disposizioni del decreto. Ma si attende ufficialità di ciò con eventuali emendamenti parlamentari: altrimenti tutti coloro che avranno creduto di potere ottenere i vantaggi fiscali dalle precedenti disposizioni ne avranno danno.

Molte Associazioni e singoli professionisti hanno elevato la loro protesta contro questa decisione governativa che di fatto limita e disincentiva gli sgravi per gli interventi di riqualificazione energetica sugli edifici.

Iniziative pubbliche - tra cui una manifestazione davanti a Palazzo Chigi l’11 Dicembre 2008 e mail di protesta inviate al Governo (http://www.governo.it/scrivia/scrivi_a_trasparenza.asp) - sono state attuate da vari Enti ed Associazioni. Tra gli altri: ASSOTERM(Associazione Rete per l'Autocostruzione del Solare Termico ) LEGAMBIENTE, ALSISTEM (un consorzio di 8 grandi aziende diffuse in tutta Italia produttrici e installatrici di serramenti a risparmio energetico),ANIT (Associazione Nazionale per l'Isolamento Termico e acustico), VAS (Verdi Ambiente e Società), RIBES-onlus (RIqualificazione Bioedile Efficiente e Sostenibile)

 

 

 

domenica 30 novembre 2008

Ritorna l'UFFICIO BICICLETTE nel Comune di Torino


Il 24 Novembre 2008 e’ stata approvata dal Consiglio Comunale di Torino la mozione di indirizzo, a primo firmatario il Consigliere Carlo Zanolini, che impegna il Sindaco e la Giunta a istituire nuovamente l’Ufficio Biciclette in Comune.
Dopo molti anni potrà ritornare attivo un servizio che costituirà una cerniera tra l’Amministrazione Comunale e le Associazioni di cicloamatori e ciclisti urbani ai fini di incrementare l’uso della bicicletta in Città e anche per contribuire a diminuire il traffico a motore e l’inquinamento atmosferico, oltre che per mettere in atto progetti di sicurezza stradale ciclopedonale, di incremento del turismo ciclo amatoriale e di pianificazione e manutenzione delle piste ciclabili cittadine e metropolitane.
Carlo Zanolini ringrazia tutte le Associazioni di ciclisti urbani per i suggerimenti e stimoli che lo hanno supportato in questa lunga battaglia ecologista
Per sapere di più sukll'Ufficio Biciclette: www.ufficiobiciclette.it

Ma per passare all'operatività, il Consigliere Carlo Zanolini ha pensato che sia utile coinvolgere nel progetto dell'Ufficio Biciclette le Associazioni interessate.
Pertanto ha inviato in data 26 Novembre al Presidente della VI Commissione Ambiente, la
SEGUENTE LETTERA:

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Gent.mo Presidente VI Commissione Consiliare Permanente ,
Comune di Torino,

Spero che Lei condivida con me la soddisfazione per l'avvenuta approvazione della mozione da parte del Consiglio Comunale in data 24 Novembre 2008, della mozione da me proposta e che ha avuto anche Lei e il Consigliere Ferarris come firmatari, sulla ri-istituzione dell'Ufficio Biciclette nel Comune di Torino.
E ora penso che sia giusto passare all'operatività:. Ritengo pertanto sia opportuno invitarLa a convocare al più presto in audizione di VI Commissione le Associazioni di Ciclisti urbani e di cicloamatori, ai fini di conoscere le loro esigenze ed aspettative nei riguardi del suddetto Ufficio in qualità di esperti, nell'otttica di una democratica programmazione partecipata nella definizione degli obiettivi, degli strumenti operativi, delle azioni e delll'organizzazione dello stesso.
Grazie
Cordiali Saluti
Carlo Zanolini
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Proprio oggi il Presidente della VI Commissione Consiliare del Comune di Torino ha assicurato di calendarizzare al più presto un'audizione in Commissione delle Associazioni dei Ciclisti urbani e dei cicloamatori per definire il percorso da concertare con gli assessorati competenti per l'istituzione dell'Ufficio Biciclette

domenica 16 novembre 2008

Un ORDINE DEL GIORNO del Consiglio Comunale di TORINO per mETTERE AL BANDO il nucleare dal Piano Energetico Ambinetale della regione Piempnte


Il Governo sta accelerando sul ritorno al nucleare.
Noi proponiamo alcune riflessioni:
- il nucleare è tuttora insicuro e rischioso: perciò è stato da tempo bandito dai programmi energetici di quegli Stati che ne sono stati i principali fautori, gli U.S.A e la Francia, (rispettivamente nel 1978 e nel 1990); è economicamente poco conveniente se si tiene conto del “ciclo totale di vita” delle centrali che comprende anche i costi di smantellamento, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti.
- le riserve di uranio fissile, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) non durerebbero per più di oltre 35 anni
- un’eventuale tecnologia “di IV generazione”, più sicura, non sarà disponibile prima del 2025. Difficilmente il Territorio accetterebbe installazione di centrali nucleari e/o stoccaggio di scorie radioattive
- le risorse enormi impiegate nel nucleare impedirebbero investimenti sulle energie rinnovabili
Perciò, in sintonia con quanto pubblicamente espresso dalla Presidente del Piemonte Mercedes Bresso, il Consigliere Comunale Carlo ZANOLINI del Gruppo Consiliare "AMBIENTEeITALIA-MODERATI-" proporrà al Consiglio Comunale un Ordine del Giorno di sostegno alla proposta d’iniziativa popolare della “Associazione Ecologista per la Sostenibilità
per integrare la legge regionale sul Piano Energetico e Ambientale (L.R. Piemonte n.23/02) ai fini di escludere l’uso del nucleare in Piemonte ai fini energetici.
L’iniziativa si concretizzerà con la raccolta delle firme per aggiungere una piccola frase integrativa al punto c) dell’art. 5 che vincolerà il Piano Energetico a non far comprendere l’energia nucleare ai fini energetici, a tutto vantaggio dedelle ben più natirali ed ecologiche fonti rinnovabili, di cui l’Italia è ben fornita (forza del vento, acque, luce e calore del sole, onde del mare, ecc)
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Riportiamo l'articolo 5 della Legge Regionale in oggetto (l'intera legge regionale è consultabile cliccando su : http://arianna.consiglioregionale.piemonte.it/base/progetti/a7282a.html )

Alla fine del punto c), la proposta di iniziativa popolare dell'"Associazione Ecologista per la Sostenibilità" inserirebbe la frase: "con esclusione della produzione di energia da fonte nucleare"
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Art. 5.
(Piano regionale energeticoambientale)
1. Il piano regionale energetico-ambientale e' lo strumento di programmazione con il quale la Regione, nel rispetto degli indirizzi e delle norme vigenti, individua obiettivi, parametri ed indicatori di qualita' in termini di produzione, trasporto, distribuzione e consumo di energia raccordati con tutti gli altri obiettivi ambientali, in particolare mediante: 
a) l'individuazione dei presupposti per un corretto sviluppo del sistema energetico regionale; 
b) l'aumento di efficienza del sistema energetico regionale e riduzione delle emissioni dei gas responsabili delle variazioni climatiche derivanti dai processi di carattere energetico in coerenza con i parametri fissati dagli accordi internazionali ed europei; 
c) lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili e assimilate, ivi comprese quelle relative alle produzioni agricole; 
d) la riduzione dei consumi energetici e l'aumento dell'efficienza nei settori produttivo, abitativo, terziario e agricolo; 
e) la riduzione dei consumi energetici e l'aumento dell'efficienza nel settore dei trasporti attraverso un piu' basso impatto ambientale; 
f) il miglioramento dell'efficienza dei sistemi di distribuzione e di trasporto dell'energia. 
2. Il Piano regionale energetico-ambientale si articola in: 
a) una valutazione preliminare dello scenario energetico contenente, oltre ad un inquadramento degli orientamenti internazionali e nazionali in materia di politica energetica, il bilancio energetico regionale, quale analisi della domanda e dell'offerta di energia in Piemonte, suddivisa per fonti energetiche e settori di utilizzo; 
b) una definizione degli indirizzi generali e specifici della programmazione energetica regionale in correlazione con gli altri strumenti di programmazione di settore; 
c) una individuazione delle esigenze di ricerca finalizzate all'efficienza energetica, alla produzione ecosostenibile e alla minimizzazione degli impatti ambientali; 
d) una previsione degli strumenti per facilitare il conseguimento degli obiettivi posti dai predetti indirizzi di programmazione; 
e) una previsione di priorita' nelle principali azioni di intervento.

martedì 11 novembre 2008

ELEZIONI PROVINCIA DI TRENTO E BOLZANO 2008: fuori la Sinistra, la Destra e i Comunisti Italiani

Si ricorda che la Provincia Autonoma di Trento e Bolzano ha lo stesso valore giuridico della Regione.
Le elezioni Provinciali di Trento e Bolzano equivalgono alle elezioni regionali delle altre Regioni.
Questi sono gli esiti:
http://www.elezioni2008.provincia.tn.it/000017_Prov/Liste/000001.html

HA VINTO IL CENTROSINISTRA: 56,99%
Candidato Presidente: Lorenzo DELLAI
Grassetto
Ritengo utile far notare che

1."La Sinistra"= 1,16% dei consensi: NON ESPRIME IL CONSIGLIERE
2. Il "Partito dei Comunisti Italiani" , PdCI = 0,50%: NON ESPRIME IL CONSIGLIERE
3. "La Destra" = 0,60%: NON ESPRIME IL CONSIGLIERE
4. "VERDI e DEMOCRATICI" = 2,77%: esprimono UN CONSIGLIERE
5. Il "Partito Democratico" (PD)= 21,62%: esprime OTTO CONSIGLIERI
6. "Italia dei Valori"= 2,73%: esprime UN CONSIGLIERE
7. Il "Partito della Libertà" (PdL)= 12,26%: esprime CINQUE CONSIGLIERI
8. La "Lega Nord"=14,7% :esprime SEI CONSIGLIERI

8 NOVEMBRE 2008: UNA GIORNATA PARTICOLARE

Penso che, appena ritornato in casa, possa essere utile scrivere immediatamente impressioni e considerazioni su di una giornata vissuta intensamente dal punto di vista emotivo e tale da mettere a dura prova il mio equilibrio psicofisico già così precario.
Mi ritrovo qui con il cervello spossato e il cuore a pezzi a ripensare alle sensazioni provocatemi dagli avvenimenti di cui sono stato in piccola parte protagonista o spettatore attivo: la intitolazione ad Alexander Langer di un piccolo ponte ligneo situato lungo il corso di una pista ciclabile nel Parco del Meisino in Torino; un Convegno di "testimonianze" sulla vita (e la morte!) di Langer; la commemorazione di Mauro Rostagno, assassinato dalla mafia, in occasione dell'inaugurazione della raccolta firme per intitolare con il suo nome il ponte di via Livorno in Torino.
Talvolta ci si sente piccoli uomini di fronte a figure come quelle di Langer e di Rostagno, che, seppur a livelli diversi, hanno speso la propria vita alla ricerca dialleviare dolori e sofferenze da quella degli altri.
Ma poi ci si rende conto che anche i "piccoli uomini" (e io mi ritrovo ad essere tra quelli), come la famosa farfalla col suo battito d'ali nella foresta amazzonica, possono essere capaci di creare grandi movimenti molto più lontano da loro.
Hanno le mie azioni di "piccolo uomo" creato, lontano, in qualche altro individuo, percezioni di quella compassione
(cum - passio) umana che li ha fatti sentire bene in un momento di difficoltà?
La risposta è: "forse sì".
Piccolo conforto per chi come noi in modo oscuro vive la propria, sovente non trapelata, sofferenza di vita.
Il vivere nel ricordo degli altri è quello che ci gratifica.
Langer e Rostagno sono diventati vivi da oggi nel mio ricordo

lunedì 14 luglio 2008

Il Comune di Torino per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia

1) "IL COMITATO 150": LA PREMESSA:
Da alcuni mesi è stata attivata la "Commissione Consiliare Italia 150", costituita da alcuni Consiglieri Comunali, tra cui il sottoscritto Carlo Zanolini per portare le idee dei Consiglieri Comunali all'interno del "Comitato 150", costituito da Regione, Provincia e Comune di Torino, Compagnia di san Paolo, CRT, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Torino, Unioncamere Piemonte, Politecnic di Torino, Università degli Studi di Torino, Università del Piemonte Orientale, Università di Scienze Gastronomiche più eventuali altri soggetti privati che si aggiungeranno.
I rappresentanti del Comune all'Interno del Comitato sono il presidente della "Commissione Comunale 150", Giulio Cesare Rattazzi e il Vicepresidente, Mario Carossa, che ha delegato un esperto: il Sig. Ragionieri.
Il ruolo della Commissione è quello di suggerire al "Comitato 150" quello che il Comune di Torino desidererebbe avvenisse nell'ambito delle manifestazioni del 2011 (funzione di indirizzo e controllo)
Riassumendo:
Il "Comitato 150" è deputato a coordinare nella Regione Piemonte la creazione di strutture )il cosiddetto "hardware": edifici, ristrutturazioni, ecc) ed eventi (il cosiddetto "software": le manifestazioni, i congressi, i convegni ecc)
La Commissione Consiliare dà dei suggerimenti non vincolanti, ma consultivi, al "Comitato 150" riguardante le cose riguardanti il Comune di Torino, attraverso i suoi rappresentanti (Rattazzi e Ragionieri)
Il "Comitato 150" ha sede in Corso Vinzaglio 17 a Torino,
tel: +39 011 5539600
Per maggiori dettagli vedi: www.italia150.it

sabato 28 giugno 2008

Il II° Congresso degli eletti dei MODERATI

Oggi, 27 Giugno 2008, sono stato invitato a partecipare attivamente al II° Congresso degli Eletti del Movimento Regionale dei MODERATI.
Il mio Gruppo Consiliare al Comune di Torino denominato AMBIENTEeITALIA è confederato coi Moderati.
Ho avuto il piacere di essere stato invitato al Tavolo Congressuale quale unico componente non di Partito dei Moderati. Al tavolo sedevano infatti, oltre al Moderatore, Il Segretario Regionale, Il Segretario Provinciale e il Segretario Cittadino del Movimento.
Penso che questo sia un ottimo segnale di attenzione verso il nostro percorso di Ambientalisti che collaborano coi Moderati e in qualche caso già hanno optato per una confluenza in essi.
Questo qui sotto è il flyer di invito e ancora sotto il testo del mio intervento:


Sono stato eletto Consigliere Comunale al Comune di
Torino nella Lista dei VERDI per la Pace e dal maggio 2008 ho deciso di aderire all'invito del Movimento dei Moderati di iniziare un percorso condiviso, che avrebbe portato a esprimere meglio nelle Istituzioni le istanze ecologiste che stavano a cuore a me e al gruppo di ambientalisti di cui sono riferimento.
E' fin troppo facile, oggi, affermare che l'ambientalismo del "NO" dei VERDI non ha pagato nè in termini di popolarità nè in termini di consenso elettorale, non solo a causa della propria classe dirigente, ma soprattutto per l'approccio culturale troppo appiattito sulle posizioni delle Sinistra estrema
Io e il mio gruppo di riferimento ci siamo fortemente opposti, alla politica nazionale e locale dei VERDI molto prima della loro disfatta elettorale. Abbiamo elaborato documenti augurandoci che trionfassero al fine le vere ragioni dell'ambientalismo propositivo.
Ma inutilmente.
L'approdo ad una confederazione coi Moderati è stato il naturale esito di un percorso di affermazione di quella che a noi sembra una corretta interpretazione dell'ambientalismo.
E che ci ha spinto a creare un nuovo Gruppo Consiliare al Comune di Torino: AMBIENTEeITALIA - Moderati -
Mai più opportunamente come in questa sede, infatti ,vogliamo rilanciare le proposte di un ambientalismo "moderato", o, come già detto prima, propositivo, che possa coniugare ecologia ed economia contribuendo ad aumentare il prodotto Interno Lordo (PIL) senza trascurare l'Indice di Sviluppo Umano (ISU): ovvero: ricchezza e qualità della vita.
Siamo per la Cultura e per il Bello che contribuiscono a migliorare anche l'Ambiente in cui noi umani viviamo.
Tutto questo in contrapposizione a coloro che affermano che l'Ambientalismo debba essere SEMPRE rivoluzionario ed estremista.
Noi vogliamo invece essere riferimento nell'ambito del movimento dei Moderati e di tutta la società torinese e piemontese, per tutti coloro che ritengono che le politiche di promozione e di difesa di terra, aria, acqua, cibo e mobilità debbano essere TRASVERSALI in ogni politica, senza derive estremistiche.
Noi non siamo in linea di massima per un Ambientalismo del NO, ma per un AMBIENTALISMO DEL FARE.
Ma a differenza di coloro che hanno pensato di inventare questo slogan, preferiamo precisare dicendo che siamo per un AMBIENTALISMO DEL "FARE BENE" e non del "fare per fare". del "fare purchè si faccia": riteniamo che il MIGLIORISMO che predicava questo dogma sia già stato condannato dalla Storia, ed è stato causa di grandi disastri ambientali come possiamo aver visto nei paesi dell'Est Europa.
Dunque assieme ai Moderati affronteremo i problemi dell'ecologismo in modo costruttivo e moderno, ritenendo che l'Ambientalismo possa essere una grande opportunità per il rilancio dell'Economia e che un ambiente sano e accogliente possa rendere più felici donne e uomini.
Ma qui vorrei che anche tra i Moderati iniziasse un dibattito su di un tema molto controverso e delicato: quello che riguarda la questione del Nucleare.
Il mio invito a riflettere non è una imposizione ideologica, ma vuole creare una opportunità per farsi un'idea oggettiva, possibilmente scientifica del problema.
Vorrei qui riferire la posizione (che condivido appieno) della Presidente Bresso: l'inopportunità di impianti nucleari produttori di energia in Piemonte.
Sarebbe meglio parlare di inopportunità di QUESTO tipo di nucleare fino a che non si sarà chiarito:
a) dove mettere le scorie che necessitano di migliaia di anni per annullare la loro pericolosità
b) quanto costa smaltire le scorie
c) quanta è ancora la disponibilità di uranio nei giacimenti del Pianeta
d) a quanto ammonta la dipendenza economica dell'Italia nei confronti di altri Paesi per l'uranio
e) quali sono i costi dell'energia elettrica prodotta dal nucleare comprendendo anche i costi totali di smaltimento delle scorie e di smantellamento degli impianti.
Su questo problema, su cui penso che esistano idee diverse tra di noi, vi invito a riflettere.
Su tutto quello che riguarda invece il bello, la cultura, il paesaggio, l'acqua, la terra e l'aria, non penso che abbiamo idee divergenti.
Diamo la nostra disponibilità affinchè le idee e il movimento dei Moderati abbiano una diffusione in Piemonte e in Italia pari alla serietà che penso contraddistingua tutti noi

Carlo Zanolini

lunedì 9 giugno 2008

RIVOGLIAMO L'UFFICIO BICICLETTE NEL COMUNE DI TORINO!

Oggi ho depositato, quale primo firmatario, una proposta di mozione al Comune di Torino, affinchè sia discussa in Commissione e approvata in Consiglio Comunale, per riottenere (finanziato!) l'UFFICIO BICICLETTE, strumento molto utile per portare proposte alla Amministrazione Comunale sulla mobilità ciclabile urbana.

Ecco il testo:

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C I T T À D I T O R I N O

PROPOSTA DI MOZIONE

OGGETTO: RITORNARE AD ISTITUIRE L’UFFICIO BICICLETTE NELLA CITTA’ DI TORINO

Il Consiglio Comunale di Torino,

CONSIDERATO CHE

- una delle strategie rivolte a far diminuire l’inquinamento dell’aria cittadina è quello di favorire la mobilità ciclabile urbana,
- che uno strumento molto utile, come dimostrato da numerose esperienze simili in altre città italiane ed europee, è l’istituzione dell’”Ufficio biciclette”, quale struttura preposta, da un lato ad ascoltare le esigenze dei ciclisti urbani e delle loro Associazioni e dall’altro a collaborare propositivamente con l’Amministrazione per sviluppare maggiormente la mobilità ciclabile cittadina,
- l’ufficio biciclette era già stato istituito dall’Amministrazione Comunale Torinese, con ottimi risultati, alcuni anni fa, ma successivamente cancellato, senza motivazioni plausibili, dalla programmazione comunale

IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA

 a ri-istituire l’Ufficio biciclette presso il Comune di Torino
 a reperire le necessarie risorse secondo le disponibilità di bilancio in relazione al progetto eventualmente proposto.

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sabato 7 giugno 2008

PAROLE SU CUI RIFLETTERE

Ecco un articolo di Matteo BARTOCCI

Da "Il Manifesto" del 6 Giugno 2008

Rifondazione ecologista per il Sole che ride

L'ambientalismo italiano rischia l'estinzione definitiva E i Verdi provano a partire dalla «green regeneration»

Non sarà un congresso facile quello dei Verdi italiani. Anzi, per molti dal 18 al 20 luglio a Chianciano Terme si toccherà un punto di non ritorno. Dopo la sconfitta elettorale l’ambientalismo non ha solo perso consenso politico e rappresentanza come Sinistra arcobaleno. E’ ormai quasi completamente delegittimato a intervenire in quanto tale perfino su questioni «glocal» per lui tradizionali come l’energia, i rifiuti, il cibo, le trasformazioni urbane e del territorio. Nel pieno della crisi energetica e alimentare più grave degli ultimi decenni - con una destra italiana che, unica in Europa, non assume neanche larvatamente nessuna idea ecologista (non c’è nessuna Merkel a via dei Plebiscito) - i Verdi non solo non prendono un voto ma anzi appaiono i meno titolati a dare risposte efficaci e credibili a problemi così complessi. Verde è quasi una parolaccia. E una sconfitta simile coinvolge anche d’ambientalismo del fare» del Pd, che conta poco o nulla e in cui il mantra identitario è quello preistorico della crescita economica costi quel che costi.

Ha ancora senso un partito verde? «Sì se guardiamo lo stato del pianeta - risponde per esempio Gianfranco Bettin, verde del Nord est - no se guardiamo a quanto ha prodotto in Italia». «Non capiamo più la società anche se nei territori noi ci stiamo da sempre. La nostra difesa dei ‘beni comuni’, acqua, aria, terra, è perdente rispetto a chi vuole proteggere dalle paure individuali come la Lega». A cinquanta giorni dal congresso le posizioni nel partito non sono ancora chiare né definite. Anche perché a differenza di Rifondazione - che è a un bivio tra la costituente di sinistra e quella dei comunisti - il Sole che ride ha più strade di fronte a sé.

Le aree del partito sono sempre più fluide ma tutte vogliono rafforzare l’identità ecologista. Grosso modo però sono raggruppabili su tre sponde. Il «grande centro» di Alfonso Pecoraro Scanio punta a prendere tempo per valutare meglio l’evoluzione (bipolare o bipartitica) del quadro politico. Nel frattempo potenzia l’apertura verso l’esterno (a piccoli imprenditori, associazioni e personalità varie), prova a recuperare credibilità e fa di tutto per mantenere il controllo di una struttura nazionale (e della tesoreria) che per quanto ridotta al lumicino è giudicata come decisiva per il rilancio. Una gestione centrale («centralista» secondo tutti gli oppositori) che dopo la scomparsa dal parlamento i vari dirigenti regionali vorrebbero ora ridimensionare a tutto vantaggio della tradizionale struttura federale del partito.

Ai suoi lati un’ala «destra» (per dir così) di cui fa parte ad esempio Marco Boato. E un’ala sinistra divisa tra i «veneti» di Gianfranco Bettin (che sono quasi un partito a sé) e il gruppo di Paolo Cento. Su un tema classico come quello delle alleanze le varie idee sono più chiare. Per tutti l’esperienza della Sinistra arcobaleno è ormai archiviata. Ma è un insegnamento da cui trarre prospettive molto diverse tra loro. Per Marco Boato «per i Verdi lo schiacciamento a sinistra è stato esiziale, li per noi non c’è nessuno spazio». Le parola chiave del suo ragionamento all’ultimo consiglio federale sono state autonomia e trasversalità. La ricerca di «un nuovo inizio» in un’area laica-ambientalista-socialista alleata del Pd che potrebbe essere ottenuta da iniziative come l’assemblea «dei Mille» convocata da Pannella. E’ una strada molto difficile in un panorama bipartitico e quasi impossibile senza uno scioglimento nel Pd (che Boato non vuole).

A sinistra invece le-analisi divergono un po’ almeno negli accenti. Se per Bettin la priorità delle alleanze riguarda soprattutto movimenti, associazioni e liste civiche. Per Paolo Cento i Verdi devono costruire, a prescindere dalle leggi elettorali, «una nuova soggettività politica moderna, post-ideologica, che entri in conflitto-confronto col Pd».

Considerazioni che svelano il paradosso che rischia di uccidere il fragile ambientalismo italiano. Nel momento in cui esplodono le contraddizioni che indica fin dalla nascita diventa irrilevante. Minoritario e inefficace perfino nella Sinistra arcobaleno. E’ lo stesso paradosso con cui un partito che dialoga da sempre con la sinistra (e spesso ci si allea anche nelle urne) secondo tutti gli studi ha un elettorato in larga parte non di «sinistra». Spesso anticomunista. Che lo inchioda da anni sotto al 2%.

Matteo Bartocci

mercoledì 28 maggio 2008

Ancora VERDE, ma MODERATO!

Con il documento seguente ho annunciato il 16 maggio 2008 le mie nuove decisioni politiche

Ricordo che questo documento è stato scritto PRIMA che il sottoscritto fosse venuto a conoscenza dei contenuti dell'intervento di Marco Boato al Consiglio Federale dell'10 - 11 maggio 2008 (vedi quanto riportato su questo blog il http://carlozanolinicronachepolitiche.blogspot.com/2008/05/i-verdi-hanno-ancora-un-futuro-in.html).
Sembra incredibile, ma le stesse parole che ha usato BOATO sono anche state usate, quasi pari pari, dal sottoscritto e l'analisi della situazione è quasi uguale: la differenza però è che Boato si dichiara cattolico e credente e dunque confida nella Speranza, io da buon ateo NON mi posso sentire confortato dalla speranza, e dunque ho preso strade diverse che prescindono dalla essa.
La mia decisione è stata presa dopo la riunione "autoconvocata" nella sera del 12 maggio 2008: è proprio lì che ho compreso che (ma questa è una mia opinione) "cambierà tutto per non cambiare nulla" e che le idee mie e quelle del mio gruppo non avrebbero mai potuto essere rappresentate nel partito a livello regionale e nazionale, dove i giochi sono sempre gli stessi e dove lo stesso Presidente Nazionale "dimissionario" sta per uscire dalla porta, ma si prepara ad entrare dalla finestra.
Nella notte dopo la riunione ho scritto la mia nota che vi allego e nella quale illustro le decisioni che ho assunto
Sono disposto ad accettare qualsiasi critica di natura politica (qualcuno mi ha detto che dal suo punto di vista sto facendo "una cazzata" e questo posso non condividerlo ma lo accetto) ma non sono disposto ad accettare attacchi personali.
Il tempo potrà solo dire chi avrà ragione. Ma il tempo che mi rimane in questa vita terrena non è più molto, avendo superato la sessantina d'anni, per cui non posso aspettare a lungo, oltre i due lustri...
Vorrei ribadire che le decisioni prese e che leggerete nell'allegato, non sono assolutamente dettate da ambizioni personali (grazie a Dio - scusate l'espressione - dalla vita, fino ad ora ho avuto tutto, carriera, rispettabilità, agio economico, soddisfazioni e riconoscimenti da molta gente ,ecc) ma sono volte a salvaguardare l'esistenza di tutto un gruppo di persone comuni e di ecologisti di cui mi ritengo responsabile.
Inoltre la possibilità di avere riferimenti di eletti nell'istituzione parlamentare MOLTO DISPONIBILI e LOCALI (a differenza di quanto è avvenuto purtroppo negli ultimi due anni) penso che possa essere utile a tutti, iscritti ai verdi e non. Per questo mi rendo assolutamente disponibile a fare da tramite verso le Istituzioni nazionali su temi che possono interessarci.
Il mio è un percorso istituzionale. Strategico.
La mia iscrizione ai verdi c'è e non abbandono l'adesione a quell'idea (che oramai è rimasta purtroppo solo solo più un'idea).
Non è un "uscire", ma un decidere di percorrere una strada che permetta di far sopravvivere un gruppo.
Al più presto avrò piacere di illustrare a voce più dettagliatamente quanto deciso a coloro che mi sono stati più vicini in questo periodo: cito tra gli altri Annamaria Tassella, Antonella Doni, Walter Giuliano, Ferdinando Cartella, Maurizio Pizzasegola,Marco Craviolati, Dino Barrera e qualcun altro che forse ora dimentico.
A loro, ma non solo a loro rivolgo l'invito a collaborare ancora nella mia attività istituzionale e mi metto per ciò a disposizione.

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Torino, 16 Maggio 2008

Carissime amiche, carissimi amici del Partito dei VERDI,
Carissime e carissimi simpatizzanti politici e amici,

In questi ultimi mesi ho riflettuto molto sulla mia situazione di aderente al Partito dei VERDI, dalla cui dirigenza ho avuto l’onore di essere accettato e candidato in Comune a Torino.
Non dimenticherò mai di aver avuto il consenso per la mia candidatura al Consiglio Comunale di Torino dal Presidente on. Pecoraro Scanio su proposta dell’on. Trepiccine (e qui colgo l’occasione per ringraziarli ancora, poiché mi hanno permesso di contribuire coi miei voti personali a far ben figurare il Partito e contemporaneamente ad essere eletto)
L’accettazione della candidatura da parte mia era però anche dettata, oltre che dalla volontà di contribuire ad amministrare la mia Città natale, anche da un progetto ambizioso, cioè quello di “rilanciare i VERDI nel Piemonte ripartendo da Torino” secondo i principi “originari” dell’ambientalismo delle “Liste VERDI”.
Questo è quanto scrissi nelle lettere inviate ai miei probabili elettori in campagna elettorale: era la sottoscrizione di un patto con chi mi ha votato e al quale non intendo venire meno.
C’erano tutti i presupposti perché attorno al Parlamentare eletto qui in Piemonte si riallacciassero contatti e si riprendessero iniziative per riportare i VERDI - come ormai è di moda affermare- a “radicarsi sul territorio” per aumentare il proprio consenso elettorale, riposizionandosi su una posizione ambientalista pura.
Molti VERDI storici avrebbero ricominciato il percorso con noi e nuove persone avrebbero aderito al progetto.
Così non è stato.
Il radicamento verde sul territorio è continuato, salvo alcune eccezioni, a non essere favorito, proprio a partire da chi avrebbe dovuto offrire presenza locale costante ed essere elemento aggregativo: cioè dal Parlamentare eletto nella scorsa legislatura, ancorchè “scaraventato” nella nostra regione per i soliti giochi di potere.
Le correnti “forti” del Partito, sponsorizzate dalle gerarchie centrali, inoltre, hanno creato perlomeno incomprensioni serie, e forse anche divisioni e fratture insanabili, non garantendo neppure il rispetto e il riconoscimento delle minoranze.
La suddivisione dei poteri nel Partito locale (Regionale, Provinciale Cittadino), ha seguito fedelmente la suddivisione fra le componenti nazionali, ed è stata probabilmente una delle cause che non ha permesso la ripresa di un percorso comune.
Ma, secondo una analisi personale, la causa che ha portato al disastro il Partito, anche localmente, decretandone come primo atto la sua dissoluzione e poi la sua scomparsa dal Parlamento, è stata la deriva, per così dire, “di sinistra”, tradendone forse la vocazione plurale e di “biodiversità” culturale originaria.
“L’appiattimento a sinistra” dei VERDI è (sempre secondo la nostra opinione) quello che ne ha decretato la diminuzione più sensibile del consenso elettorale che è culminato nella scomparsa dei VERDI il 14 Aprile 2008.
Ma il “funerale dei VERDI” - parafrasando Ceronetti - non è una cerimonia finita.
Pensavamo di averne ricoperta la bara con un bello strato di terra, di aver deposto un mazzo di fiori alla memoria e, bagnate le gote con qualche lacrima, di ritornare a casa, forse molto più tristi, ma con la voglia di ricominciare.
Ma, da quanto abbiamo pensato di capire essere avvenuto nell’ultima assemblea federale del 10 – 11 maggio, pare che non si possa più pensare di ricominciare: pare che non si possano più ricostruire i VERDI partendo dalla concreta umanità e UMILTA’ di Alex Langer, ma ancora una volta vediamo affanni nel costruire alchimie ed equilibri di cariche, per organizzare un qualcosa che per ora è il nulla: o perlomeno è solo più qualche centinaia di migliaia di euro di rimborsi elettorali.
La fossa dove seppellire i VERDI non è stata ancora scavata a sufficienza, a dimostrazione che la Storia non è mai maestra di insegnamenti per il futuro: il funerale deve continuare.
E’ che in quella fossa si sono seppelliti anche i nostri sogni, le nostre speranze e, cosa assai più grave, tutte le speranze per un’Italia rispettosa dell’ambiente.
I VERDI continueranno per molti anni forse a non-esistere, o ancora potrebbero finire ben mascherati all’interno di un altro simbolo, senza possibilità di rappresentare più l’ambientalismo.
Nonostante gli accorati incitamenti di Marco Boato a riprovare ancora ad essere VERDI,
al momento (e per molto tempo ancora) non riesco ad intravvedere un’uscita da questo tunnel.
Assemblee ed estenuanti trattative per rideterminare gli assetti del Partito si trascineranno per un anno almeno; riunioni, Statuti, Conferenze ed Assemblee organizzative e programmatiche si alterneranno con i consueti riti. Il Partito sarà ancora tenuto saldamente in mano dai soliti noti o da loro stretti collaboratori, forse rispettando l’usuale indicazione alla parità di genere.
Non ci sarà spazio per chi, come noi, vorrebbe che “i VERDI restinoVERDI”.
Tutto ciò mentre importanti appuntamenti elettorali si stanno avvicinando e questa situazione caotica con buona probabilità decreterà definitivamente l’uscita dei VERDI (lo penso ma non lo spero!) anche dalla Istituzioni locali (Provincia, Regione, Comuni)
Infatti sarà sempre più difficile porre fine alla emorragia di voti per un Partito che non esiste più e che è apparso (anche se immeritatamente) poco credibile nelle proposte, negli atteggiamenti e nelle azioni.
Sarà anche difficile essere accettati in coalizione da un Politica che sta avviandosi verso il bipartitismo e non solo verso il bipolarismo.
Ho pertanto deciso, assieme ad un gruppo di amici di “ricominciare dal locale”: dalla Città di Torino, dalla Provincia e dalla Regione: occorre sopravvivere nelle Istituzioni, non per questioni di posti o di prestigio, ma per continuare a trasmettere la cultura ambientalista specifica dei VERDI, (intesi come forza ambientalista e non come partito) e per poter un minimo “contare” con la forza delle nostre idee e con quello che ora rappresentiamo nelle Istituzioni, e per poter continuare ad essere forieri delle istanze ambientaliste.
Il Partito dei VERDI ci è sembrato non offrire più le forze, i mezzi e le soluzioni strategiche per ottenere quello che riteniamo utile per l’Ambiente dell’Italia e del nostro Piemonte.
Ho parecchio riflettuto in questi ultimi mesi: “Essere o non essere?”
Ma poi da oggi, noi e un gruppo di ambienatlisti torinesi e piemontesi abbiamo preso la decisione di caratterizzarci come “VERDI al Centro” o meglio, al di sopra del sistema unidimensionale "da sinistra a destra" ed essere in una seconda dimensione trasversale parallela.
“Né di destra, né di Sinistra”, come disse Langer.
Vogliamo da oggi dare un segnale netto di volontà di abbandono del progetto della Sinistra Arcobaleno che non abbiamo mai condiviso, facendo una scelta diversa, puramente strategica e che ci permette, pur continuando ad essere ecologisti, di poter essere rapprentati nelle Istituzioni e soprattutto di avere diretti interlocutori nelle Istituzioni Parlamentari italiane e di dialogare con tutti i partiti sui temi riguardanti l’Ambiente e l’Ecologia.
Oggi la nostra scelta è quella di un percorso di forza politica autonoma, ma confederata con il Movimento regionale dei Moderati: Confederazione significa rispetto della autonomia, nell’ambito di posizioni plurali, ma in gran parte condivisisbili.
Oggi diamo vita al nuovo Gruppo Consiliare “AMBIENTEeITALIA – MODERATI -” e alla Associazione “AMBIENTEeITALIA”
Il significato di questa confederazione è quello di lanciare localmente un segnale di controtendenza ecologista alle politiche nazionali di quello che resta del Partito dei VERDI.
Non vogliamo essere presuntuosi, ma è come se “ripartissimo da Alexander langer”
Riteniamo che questa possa essere la strada giusta per poter ricominciare a pensare al futuro dell’ambientalismo in Torino e nel Piemonte. Avanziamo dunque un appello a tutte le anime ambientaliste e a tutti quanti hanno a cuore le tematiche ecologiche ad aderire a questo nostro percorso: siamo disponibili a dventare referenti di tutti

Carlo Zanolini

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sabato 17 maggio 2008

I VERDI HANNO ANCORA UN FUTURO IN ITALIA? Intervento di Marco BOATO al Consiglio Federale dei Verdi - Roma, 10 - 11 maggio 2008I

Nuotare in mare aperto. Buon giorno a tutte e a tutti gli amici Verdi, anche se non so davvero se questo sarà un buon giorno o forse invece la giornata che segnerà l’inizio della fine dei Verdi italiani.
In realtà i Verdi hanno già iniziato da molto tempo – non solo dalle ultime elezioni politiche – un loro finora inarrestabile declino a livello nazionale e ormai anche purtroppo in molte realtà regionali e locali. Ma poiché – toccato il fondo – le persone ragionevoli non dovrebbero che prenderne atto realisticamente e tentare di risalire a galla e ricominciare a nuotare in mare aperto, ero venuto a questo ultimo – forse ultimo per davvero? – Consiglio federale con l’intenzione di capire con tutti voi (e con molti altri Verdi che disperatamente guardano a questo incontro da tante parti d’Italia, nonostante tutto) – ripeto: di capire con tutti voi se ci siano o ci possano essere le condizioni politiche, culturali, umane e anche esistenziali per “un nuovo inizio”.
“Un nuovo inizio” o un “cupio dissolvi”? “Un nuovo inizio”? Mi chiedo e vi chiedo con una qualche brutale franchezza. Ripeto: “Un nuovo inizio”? Nonostante lo sforzo in questa direzione che alcune e alcuni amici Verdi stanno da settimane facendo, anche partendo da esperienze e da punti di vista storicamente diversi, mi sembra che da parte di troppi altri si stia ostinatamente remando contro, in una sorta di “cupio dissolvi”, che potrebbe portare in queste ore alla definitiva disgregazione dei Verdi.
Se, nonostante tutto, ho chiesto la parola ed ho deciso di parlare, è perché sono un laico, integralmente laico, in politica, ma sono anche un cristiano, e so che la speranza è una virtù teologale.
“Spes contra spem”. “Spes contra spem”, è il monito biblico che potrebbe essere applicato anche a noi: la speranza contro la disperazione. Ma nelle realtà terrene non sempre la speranza vince, soprattutto quando quelli che dovrebbero essere “Hoffnungsträger” (per usare una bella e drammatica espressione di Alexander Langer), e cioè portatori di speranza, perdono qualunque orientamento generale e si arrabattano soltanto a cercare di cambiare tutto per non cambiare niente.
Non c’è davvero speranza se – dopo uno “tsunami” politico prima che elettorale, dopo una sconfitta epocale e per ora senza appello – un gruppo dirigente ormai arrivato al capolinea si preoccupa ancora non di interrogarsi su come poter servire i Verdi, ma di come continuare a servirsi dei Verdi per auto-perpetuarsi sul nulla.
Sì, perché in queste ore, e nei giorni che le hanno precedute, c’è chi ha pensato soprattutto al modo di succedere a se stesso e a se stessi per gestire il nulla, per occupare il nulla, per dirigere ancora il nulla.
Se fossimo su un piano religioso, anziché in un ambito di laicissima politica, questo apparirebbe come una sorta di “peccato contro lo Spirito Santo”, quei peccati per cui non c’è perdono e non c’è remissione della colpa.
Siegmund Freud avrebbe detto, con linguaggio psicoanalitico, che c’è chi ha perso letteralmente il “principio di realtà”, e continua ad aggirarsi in un mondo onirico, che non esiste più.
Servire i Verdi e non servirsi dei Verdi. C’è qualcuno che mi sembra davvero continuare ad aggirarsi ancora tra i Verdi letteralmente in stato ipnotico. C’è qualcuno che pensa che ci sia ancora qualche pezzetto di potere da spartirsi o da controllare, e non si è ancora accorto che si tratta del potere sul nulla, del potere del nulla. C’è qualcuno che non ha ancora capito che – dopo aver ormai portato i Verdi sull’orlo del baratro, ma temo ormai fin dentro il baratro – l’unico servizio che può rendere ancora, non a se stesso ma ai Verdi, è quello non di “andare a casa” (perché nessuno “deve andare a casa”: abbiamo bisogno di tutti), ma di chiedersi come servire finalmente i Verdi, e non più servirsi dei Verdi.
Consapevolezza dei propri errori e limiti. Ho sentito riecheggiare – a giustificazione della disfatta dove siamo stati condotti – persino l’evocazione di un complotto mediatico contro di noi. E questo viene detto da chi è comparso vanamente pressoché tutte le sere in televisione, da chi ha partecipato da solo, e sempre lui solo, a decine e decine di trasmissioni di “Porta a Porta”, per non parlare d’altro, senza mai chiedersi se quelle ripetute apparizioni televisive – quasi una sorta di coazione a ripetere, ancora una volta in senso freudiano – aumentassero o facessero invece di volta in volta diminuire il prestigio e il consenso dei Verdi.
Guardate che quando si arriva ad invocare un complotto mediatico per crearsi un alibi per la propria sconfitta epocale – quando si arriva a questo, significa davvero che si è perso il principio di realtà, il senso della realtà, il contatto con la gente, la consapevolezza dei propri errori e dei propri limiti.
Nessuno vuole infierire nel momento della sconfitta, e nessuno fortunatamente l’ha fatto in questo Consiglio federale o altrove, ma a patto che non si continui ad ingannarsi e ad ingannarci, a patto che si prenda atto e si riconoscano le proprie responsabilità.
Mi tocca ricordare che Luigi Manconi – a cui pure non era andato il mio voto, ma col quale ero stato sempre leale, come sono stato leale sempre con tutti – ripeto: che Luigi Manconi ha dato le proprie irrevocabili dimissioni, annunciandole subito all’ANSA, un minuto dopo il risultato delle elezioni europee del 1999, che furono sì una sconfitta, ma non catastrofica, dal momento che eleggemmo comunque due parlamentari europei.
Doverose dimissioni dopo la catastrofe elettorale. Anche questa volta è giunta una lettera di dimissioni, ma senza una parola di autocritica e dopo ben sette giorni dal risultato elettorale, e dopo che qualcun altro della Sinistra Arcobaleno aveva zittito Grazia Francescato, che in diretta televisiva aveva giustamente ricordato come, in qualunque paese europeo, gli interi gruppi dirigenti si sarebbero dimessi immediatamente dopo, un minuto dopo una simile catastrofe elettorale.
Eppure, ancor oggi non abbiamo finora ascoltato il doveroso e pur sempre tardivo annuncio di dimissioni, doverose e in blocco, dell’Esecutivo nazionale dei Verdi, che con il Presidente porta intera la responsabilità della fallimentare conduzione politica di questi anni.
Un suicidio politico che viene da lontano. La catastrofe, il vero e proprio suicidio politico dei Verdi dentro l’avventura della Sinistra Arcobaleno non è analizzabile nell’arco di questi ultimi mesi, ma viene da lontano, da molto lontano.
Personalmente ho sempre evitato polemiche pubbliche riferite alle vicende interne ai Verdi, perché non sono un maniaco delle vacue dichiarazioni quotidiane alle agenzie di stampa. A questo proposito – e lo dico per inciso – invito chi questo sport delle dichiarazioni non più quotidiane di agenzia continua scioccamente a praticare, lo invito davvero a smetterla, perché nessuno giustamente le raccoglie sui giornali e soprattutto non rappresentano niente e nessuno. Sono mere dichiarazioni di esistenza in vita, che alla fine diventano persino patetiche per chi le fa e per chi le legge.
Ci sono modi migliori e più efficaci per dimostrare in modo credibile la propria esistenza in vita. E questi modi consistono non nel dichiarare a vuoto, ma nel fare, nel concreto operare con i Verdi e con i cittadini, per realizzare esperienze concrete e non per declamare frasi ormai prive di qualunque reale significato politico e culturale.
Chiusa questa parentesi, vorrei tornare a ricordare che – pur al di fuori di qualunque polemica pubblica, per non danneggiare la già fragile immagine dei Verdi – da anni e anni ho ammonito i Verdi a uscire dalla sterile collocazione politica sempre più schiacciata sull’estrema sinistra.
Ben prima che nascesse la Sinistra Arobaleno, per anni i Verdi si sono trovati collocati e raffigurati nei mass media a fianco di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani, senza mai fare nulla per sottrarsi a questo abbraccio mortale e davvero innaturale per i Verdi e per la loro storia.
E poi, via via e sempre più, i Verdi sono diventati parte integrante e subalterna della c.d. “sinistra radicale” e della c.d. “cosa rossa”, perdendo totalmente la propria identità politico-culturale, la propria peculiarità di forza politica trasversale e anche il proprio consenso, che non poteva certo realizzarsi e tanto meno accrescersi nella “riserva indiana” di comunisti, post-comunisti o addirittura neo-comunisti.
I Verdi oltre le ideologie ottocentesche e del ‘900. Soltanto chi ha dimenticato o rimosso la storia pluridecennale dei Verdi, fin dalle loro origini nei primi anni ’80, può meravigliarsi della mia (ma non solo mia, anche di molti altri) crescente preoccupazione – per non dire altro – nel vedere, negli anni più recenti, una collocazione della leadership dei Verdi sempre più spostata verso l’estrema sinistra, come se fossimo tornati alle ideologie totalizzanti degli anni ’70.
Si trattava dunque già da anni – lo ripeto, ben prima della fallimentare esperienza della Sinistra Arcobaleno – di una posizione assolutamente innaturale (anzi: contro natura) per un movimento politico, come i Verdi, che era nato per superare le ideologie ottocentesche e del ‘900, per andare oltre non solo le ideologie totalizzanti (di destra o di sinistra che fossero), ma anche la logica dell’industrialismo e della crescita indiscriminata (e al feticcio della “crescita” si è purtroppo votata l’intera campagna elettorare di Veltroni: altro che “ecologismo del fare”), per affermare la “cultura del limite” sulle orme del Club di Roma, del Rapporto Bruntland, dello sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile, per realizzare un diverso rapporto tra uomo e ambiente (e tra gli uomini e gli altri animali), per promuovere la conversione ecologica della società e degli stili di vita, per affermare una diversa qualità umana della vita e una diversa qualità sociale dello sviluppo, superando con la cultura ecologica l’ideologia del progresso illimitato e il feticcio del PIL come unico parametro del benessere sociale, anche a costi ambientali e sociali sempre più insostenibili.
I Verdi non sono “sinistra radicale” o “cosa rossa”. Ora i Verdi sono arrivati davvero al capolinea, dopo lo “tsunami” del 13–14 aprile, che li ha spazzati via dal Parlamento, nel quale erano entrati con orgoglio e lungimiranza – e con un gruppo a maggioranza femminile – oltre 20 anni fa, nel 1987.
Ho già detto che questa sconfitta viene da lontano, con un progressivo spostamento all’estrema sinistra di un movimento che era nato all’insegna della trasversalità e del superamento degli schieramenti tradizionali.
Ma anche per la fase più recente, nessuno almeno nel gruppo dirigente, può affermare di non essere stato avvertito per tempo del suicidio verso cui stavamo andando con determinazione davvero degna di miglior causa.
Il 4 dicembre 2007, a pochi giorni dalla Assemblea di lancio della Sinistra Arcobaleno alla Nuova Fiera di Roma (che si tenne l’8 e 9 dicembre), il presidente della Camera Fausto Bertinotti, in una incredibile e sciagurata intervista a “Repubblica”, parlò di Prodi – presidente del Consiglio in carica, della maggioranza di cui Bertinotti faceva parte come noi – ripeto: parlò di Prodi come del “miglior statista morente”. Ma disse anche molto di peggio e, per non deformare artatamente la memoria, vi leggo testualmente un Sms che inviai quel giorno stesso al Presidente dei Verdi e a molti colleghi parlamentari:
«Vedo che Bertinotti dice: “Voglio garantire a noi il diritto di tornare all’opposizione”. Mi dispiace, ma io per i Verdi penso esattamente l’OPPOSTO.
Il problema dei salari è importante, ma NON È LA NOSTRA PRIORITÀ. I verdi non sono nati per questo e non possono morire come ‘sinistra radicale’ o ‘cosa rossa’, di cui solo parla Bertinotti.
FERMIAMOCI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI E SI SFASCINO I VERDI ! Le alleanze elettorali le potremo sempre fare a tempo debito».
Le alleanze elettorali, appunto, e non un nuovo soggetto politico dell’estrema sinistra, in cui annullare di fatto i Verdi e di cui addirittura in campagna elettorale sono state distribuite le tessere numerate di pre-adesione. Decise da chi, e quando e per che cosa, e autorizzati da quale deliberato congressuale, mi chiedo ancor oggi, come se avessimo assistito inermi e defraudati a una sorta di colpo di mano fraudolento, nei confronti dell’autonomia e dell’identità dei Verdi.
La Sinistra Arcobaleno e la scomparsa dei Verdi. Dunque, questo non è il “senno del poi” (di cui “sono piene le fosse”). In realtà, le fosse sono davvero piene dei cadaveri della Sinistra Arcobaleno, ma quello del mio messaggio del 4 dicembre era il “senno di prima”, che nessuno ha però voluto allora ascoltare, tutti dediti alla propria auto-sopravvivenza, anche a scapito della sostanziale scomparsa dei Verdi.
“Fermiamoci prima che sia troppo tardi e si sfascino i Verdi !”, avevo dunque scongiurato il 4 dicembre 2007. E poi, nel penultimo Consiglio federale all’Hotel Palatino del 27 gennaio 2008, per la prima volta nella mia lunga vita politica avevo preso la parola subito dopo la relazione del Presidente, intervenendo per primo. E anche in quella occasione – molti di voi lo ricordano – avevo, in modo quasi accorato, scongiurato i Verdi di togliersi da quella anomala collocazione all’estrema sinistra e per l’ennesima volta (l’avevo già fatto molte altre volte in passato) avevo scongiurato il Presidente dei Verdi di smetterla col suo protagonismo individuale nei mass media e di dare finalmente una immagine “di squadra” dei Verdi e inoltre non più solo maschile: avevo persino citato per nome Grazia Francescato, Anna Donati, Monica Frassoni, Loredana De Petris, Luana Zanella, Paola Balducci, Annamaria Procacci – oggi aggiungerei Barbara Diolaiti e altre –, per fare esempi di donne che di volta in volta avrebbero potuto al meglio rappresentare i Verdi nei mass media, superando quella incredibile presenza monocratica maschile.
Anche allora, il 27 gennaio, mi ero dichiarato assolutamente contrario a qualunque ipotesi di soggetto politico unico, che – dissi testualmente – “segnerebbe la scomparsa dei Verdi” e avevo inutilmente ammonito la leadership dei Verdi a non subire l’ “egemonia comunista e post-comunista”, come poi invece è stato per tutta la campagna elettorale, fino al punto che persino “Notizie Verdi” sembrava diventato una succursale di Rifondazione Comunista, con conseguente perdita di voti e di consensi ad ogni arrivo, sempre più dannosamente frequente, nelle case degli iscritti Verdi, sempre più allibiti e sorpresi di dover ricevere e leggere un sotto-prodotto del genere.
Innaturale per i Verdi la collocazione all’estrema sinistra. No, dunque, il mio (e di molti altri, che si sono trovati coinvolti e travolti in una scelta sostanzialmente imposta e non condivisa) non è davvero il “senno del poi”, anche se le fosse sono piene ugualmente.
Nei primi giorni della campagna elettorale, che ho fatto con assoluta lealtà anche e particolarmente dopo la mia esclusione dalla candidatura, accettata in modo del tutto disciplinato (una esclusione che, del resto, mi ha evitato una ulteriore amarezza personale: dunque, mi vien da dire con un po’ di sarcasmo o di auto-ironia, una esclusione a fin di bene nei miei confronti...) – ripeto: nei primi giorni della campagna elettorale ho dato, su loro richiesta, una intervista a Radio Radicale, così ripresa dalle agenzie di stampa il 19 marzo 2008, sotto il titolo: “Sinistra Arcobaleno: Boato, per i Verdi innaturale collocazione a estrema sinistra”.
Ve la leggo integralmente, anche perché pure questa volta si tratta del “senno di prima”, e non del “senno del poi”.
«“Auguro il massimo successo alla Sinistra Arcobaleno, ma penso che dal 15 aprile dovrà aprirsi una forte riflessione critica e autocritica nell’ambito dei Verdi”. Lo dice a Radio Radicale Marco Boato, che aggiunge: “Io sono nei Verdi dall’inizio, con Alex Langer, e penso che non sia immaginabile che un lavoro fatto per un quarto di secolo, anche in Europa, di costruzione di questo soggetto politico possa essere liquidato per un fenomeno di insipienza politica e di incapacità di direzione politica, che purtroppo ormai è sotto gli occhi di tutti”.
Boato conclude: “Facciamo questa campagna elettorale e facciamo in modo che il risultato sia il migliore possibile, ma poi senza livore, senza astio, senza scissioni dell’atomo, apriamo una grande riflessione politica, perché il ruolo dei Verdi dovrebbe essere nell’ambito di una grande area laica, radicale, ambientalista, riformista, socialista e non può essere un ruolo, invece, schiacciato e addirittura alla fine annichilito in una collocazione di estrema sinistra, che per i Verdi è del tutto innaturale”».
Non ci sono rendite di posizione: necessaria una svolta profonda. Ho detto che ora i Verdi sono arrivati davvero al capolinea, dopo lo “tsunami” del 13-14 aprile che li ha spazzati via dal Parlamento.
Ma poiché vedo che c’è chi pensa di ritirarsi nei fortini regionali o locali, vorrei segnalare – a chi non se ne fosse accorto – che i Verdi in queste elezioni amministrative sono anche scomparsi dal Consiglio comunale di Roma, dove nel 1993 l’allora capogruppo alla Camera dei Verdi era diventato il primo e unico sindaco verde al mondo di una capitale di Stato. Oggi dunque i Verdi non sono più presenti nel Consiglio comunale di Roma e ieri abbiamo saputo che sono stati esclusi anche dalla neo-costituita Giunta provinciale di Roma.
Vorrei anche segnalare che, dopo essere scomparsi l’anno scorso dal Consiglio comunale di Verona, sono ora scomparsi anche dal Consiglio comunale di Brescia, città conquistata dal centro-destra dopo 45 anni di governo del centro-sinistra.
Per chi non se ne fosse accorto, vorrei segnalare che nessun Verde è stato eletto nella Assemblea regionale siciliana, ma anche che nessun Verde è stato rieletto ora nel Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, la cui presidenza e maggioranza è stato conquistata dal centro-destra, con la sconfitta di Illy e della sua coalizione.
Ho tralasciato molte altre città e province, solo per carità di patria. Ma ho ricordato tutto questo, a chi si fosse distratto, per far capire che non ci sono più rendite di posizione garantite a livello regionale o locale, dove i Verdi sono destinati o a scomparire o a essere ridotti ai minimi termini, se non ci sarà una svolta profonda e questa sì “radicale” anche a livello regionale e locale, oltre che a livello nazionale.
Se “un nuovo inizio” deve esserci – ma non so se ci sarà– questo deve riguardare tutto il corpo dei Verdi, a cominciare ovviamente dal livello nazionale, ma senza che nessuno si illuda di avere qualche “fortino” o qualche “ridotta” in cui trincerarsi in modo autocratico, salvo poi risvegliarsi amaramente alla prossima tornata di elezioni amministrative o regionali (le prossime, il 25 maggio, sono in Val d’Aosta e poi, il 26 ottobre, in Trentino e in Alto Adige/Südtirol, e saranno la prima cartina di tornasole per capire eventuali capacità di invertire la tendenza catastrofica in atto).
Non è arrivata al capolinea la questione ambientale: la necessità di una cultura ecologica di governo. Ho detto e ripeto che – se non ci sarà una svolta di 180 gradi, un cambiamento profondo e non un aggiustamento gattopardesco – i Verdi sono arrivati al capolinea.
Ma non è arrivata al capolinea la questione ecologica, la centralità della questione ambientale, l’importanza di uno stretto rapporto tra economia ed ecologia, la promozione dei diritti umani e la tutela dei diritti civili, la cultura della pace e della convivenza, la battaglia per la giustizia e lo Stato di diritto.
E non è arrivata al capolinea la crescente necessità di una cultura ecologica di governo, nel momento in cui i cambiamenti climatici, l’effetto serra, la questione energetica, l’inquinamento atmosferico, le malattie di origine ambientale, il dramma dell’acqua e della desertificazione, e via elencando, sono tra i punti prioritari dell’agenda politica europea e mondiale, e dovrebbero esserlo anche dell’agenda politica italiana.
Cambiare rotta, gruppo dirigente e metodo di direzione politica. Dunque, o i Verdi cambiano radicalmente rotta e gruppo dirigente, metodo di direzione politica e rapporto con la società e le istituzioni a tutti i livelli, in un’ottica autenticamente federalista anche al proprio interno, superando inoltre ogni mentalità centralistica da piccolo partito monocratico o oligarchico, per ritornare all’altezza di queste sfide epocali sul piano politico, ma anche culturale e scientifico, e persino umano e degli stili di vita, oppure i Verdi italiani sono destinati rapidamente a scomparire, non solo dal Parlamento nazionale ma anche da quello europeo, e via via anche dalle Regioni e dagli enti locali, dove pure sono nati con l’ “Arcipelago Verde” e poi con la Federazione delle Liste Verdi negli anni ’80.
Riaprirsi all’esterno, recuperare energie, competenze e risorse umane. Per fare questo i Verdi devono prendere – oggi o mai più, perché rischieranno altrimenti di dissolversi rapidamente – decisioni drastiche e condivise.
Non una resa dei conti interna, che assomiglierebbe ad una scissione dell’atomo od ormai addirittura sub-atomica, ma una svolta, questa sì, “radicale”, per dare vita fin da subito ad un vero e proprio “nuovo inizio”.
E, per fare questo, oltre a un percorso interno che sia da subito di profonda innovazione e di cambiamento non mimetico e ipocrita, i Verdi devono ricominciare immediatamente ad aprirsi all’esterno, senza rigidità e senza settarismi, recuperando energie e risorse umane perdute e conquistandone altre nuove, anche sul piano culturale e scientifico.
Sul piano politico, con umiltà e senza arroganza, senza spocchia, con generosità e lungimiranza, guardando non a tutelare se stessi ma a valorizzare la centralità della questione ecologica e del punto di vista ecologico rispetto a tutti i problemi economici, sociali e istituzionali, i Verdi devono pazientemente riprendere la strada del confronto e del dialogo a tutto campo, nel centro-sinistra rispetto a tutte le sue componenti e in una logica di coalizione (ben sapendo che c’è chi la coalizione non l’ha voluta, ma è andato a sbattere e si è fatto male e ora deve riaprire il dibattito sulle alleanze), ma anche nella società rispetto al mondo dell’associazionismo e delle iniziative civiche, dentro e fuori le istituzioni rappresentative, recuperando in pieno la propria trasversalità politica, sociale e culturale.
Un “nuovo inizio” dei Verdi: dialogo con tutti, senza subalternità a PD o altri. Se ci sarà la volontà, da subito, oggi stesso – o, temo, mai più – di fare questo, l’unica discriminante sarà tra chi vuole davvero un “nuovo inizio” per i Verdi italiani, e chi invece pensa a percorsi alternativi o verso il PD o verso qualche pezzo residuo della defunta Sinistra Arcobaleno. Noi dovremo dialogare con tutti – abbiamo già cominciato a farlo nei giorni scorsi con i radicali, nella loro aperta e ospitale Assemblea di Chianciano dal 2 al 4 maggio –, ma senza diventare subalterni o collaterali a nessuno.
Ma per fare questo in piena libertà e autonomia, sia pure con l’umiltà e la consapevolezza dei nostri limiti attuali, dobbiamo girare davvero pagina e non possiamo ripresentarci con chi ci ha rappresentato fino a portarci alla disfatta e oggi magari pretenderebbe anche di indicarci e dettarci la linea della ripresa, del cambiamento, del rinnovamento. No! Sia detto col massimo rispetto per tutti, ma non si può mettere vino nuovo in otri vecchi. Non saremmo credibili, nessuno ci crederebbe, nessuno ci darebbe ascolto e men che meno consenso: non solo le forze politiche, con cui pur dovremo interloquire, ma penso prima di tutto e soprattutto ai cittadini che abbiamo illuso e deluso al tempo stesso.
Alexander Langer e Claudia Roth: il “segreto” dei Grünen. Voglio concludere, leggendovi alcuni passi di uno degli ultimi testi di Alexander Langer, poche settimane prima di morire il 3 luglio 1995. In quella primavera del 1995 Alex ha intervistato, per i Verdi italiani, Claudia Roth, ancor oggi co-portavoce dei Verdi tedeschi.
Alex parla della “traversata nel deserto” dei Grünen, che dal 1990 al 1994, per loro gravi errori all’epoca della riunificazione tedesca, erano rimasti esclusi dal Bundestag e che nel 1995 non solo erano rientrati nel Parlamento tedesco, ma si stavano preparando alla possibile alleanza di Governo, che si realizzò tre anni dopo, con la SPD di Schröder, nel cui Governo di coalizione Joschka Fischer divenne Vice-Cancelliere e Ministro degli Esteri. Ascoltate la domanda di Alex e la risposta di Claudia Roth.
«Langer: Molti di voi, anche tu stessa, hanno una tradizione piuttosto radicale, più di opposizione e di critica fondamentale che di partecipazione alla gestione di qualcosa. Ed oggi siete forza di governo in molti posti e forse siete in procinto di andare in tempi non lontani al governo della prima potenza europea! Cosa succede in Germania? I Verdi hanno attraversato felicemente il loro deserto e stanno obbligando tutti ad una specie di terra promessa della correzione, se non proprio conversione ecologica?
Roth: Il segreto del nostro successo sta soprattutto nella capacità, finalmente consolidata, di mettere insieme radici così diverse e molteplici, e farle davvero coesistere fruttuosamente. Siamo una coalizione in cui trovi la contadina e la femminista, il sindacalista e l’ecologista anti-industriale, i militanti dei diritti civili e promotori dei diritti omosessuali come alcune delle frange più impegnate delle chiese protestanti e cattoliche. Abbiamo imparato a rispettare le nostre differenze più che combatterle, e ci sentiamo responsabilmente parte di un progetto comune. L’ecologia da noi non viene vista come “settore ambiente”: forse questo ci ha risparmiato la sorte dei Verdi francesi. Abbiamo impiegato del tempo per smaltire le ripercussioni della caduta del muro che ci ha obbligato ad allargare i nostri orizzonti. Così abbiamo anche imparato ad essere meno pretenziosi nei confronti degli altri Verdi d’Europa cui magari credevamo di impartire lezioni.» (cfr. “La Via Verde”, Passigli editore, Firenze 1995, pp.111–113).
La nostra “traversata del deserto”. Ora iniziamo anche noi la nostra “traversata del deserto” e ci piacerebbe poter dire, tra cinque anni, come Claudia Roth nel 1995: “Oggi gli elettori sanno bene cosa vuol dire una politica con i Verdi e cosa ne è quando invece i Verdi mancano. I sintomi di astinenza si sono chiaramente sentiti tra il 1990 e il 1994, e nessuno vorrebbe più fare a meno di noi”.
Non so se saremo in grado anche noi di far sentire “i sintomi di astinenza” dai Verdi agli elettori italiani tra il 2008 e il 2013, anche perché non so se noi saremo in grado di sopravvivere alla nostra ancor più lunga “traversata del deserto”.
Personalmente ho dedicato quasi metà della mia vita ai Verdi: oltre un quarto di secolo, dai primissimi anni 80! Non ho mai abbandonato il mio impegno con i Verdi anche quando sono rimasto fuori dal Parlamento e ho sempre continuato a lavorare con i Verdi nella mia regione, il Trentino, in stretto rapporto con i Verdi sudtirolesi, come sto facendo anche in questi giorni, preparando – e non è facile in questo contesto politico e in questo discredito nella società civile – le elezioni regionali e provinciali del prossimo 26 ottobre, dopo le quali già da un anno ho preannunciato le mie dimissioni, per promuovere un ricambio generazionale e mi auguro anche un ricambio di genere.
Una fase di transizione, non una riverniciatura di facciata. Anche se avevo fatto altri programmi per la mia vita personale e familiare – avendo speso una quantità enorme di energie nell’impegno politico e istituzionale di questi anni –, mi sono dichiarato disponibile, a chi, da più parti, me l’ha chiesto in queste settimane, a dare ancora una mano (ma anche la mente e il cuore) ai Verdi, se si creano da subito le condizioni per “un nuovo inizio”.
Sono, con assoluta umiltà e senza protagonismi personali, disposto a lavorare per e con i Verdi a livello nazionale per un periodo definito, per garantire con poche altre e altri la necessaria fase di transizione e anche qui un ricambio generazionale e di genere.
Non sono disponibile – l’avete capito fin dalle prime parole di questo mio intervento, che ho voluto integralmente scrivere questa notte per non essere equivocato – ripeto: non sono disponibile a una riverniciatura di facciata, a un cambiare tutto perché non cambi nulla, a un nuovo assemblaggio correntizio o di piccoli gruppi di piccolo, fatuo potere.
A questo – chiamatelo gattopardismo, chiamatelo opportunismo, chiamatelo trasformismo, chiamatelo come volete, ma avete capito perfettamente cosa intendo dire –, a tutto questo non sono in alcun modo disponibile, perché sarebbe il modo più ipocrita per decretare la fine definitiva dei Verdi italiani senza neppure dirlo.
L’etica della responsabilità e il “principio speranza” per un nuovo inizio dei Verdi. È morto nel dopoguerra il piccolo–grande Partito d’Azione, che era il partito di mio padre, laico non–credente, e di mia madre, cattolica, ma laica anche lei. È morta nel 1976 Lotta Continua, che era la formazione extra-parlamentare, di cui avevo fatto parte nei miei anni giovanili.
Ero ancora giovane, non ancora quarantenne, quando con Alex Langer e tanti altri abbiamo contribuito a costruire dal basso i Verdi italiani. Con i Verdi sono invecchiato, e non ho rimpianti. Ma non sono disposto a giocare le mie energie – quelle che mi restano –, il mio impegno e la mia credibilità per un simulacro camuffato dei Verdi. Questo no, ve lo ripeto e lo ripeto a tutti: questo no. Se possiamo e vogliamo credere che sia possibile “un nuovo inizio”, dobbiamo dimostrarlo oggi stesso, in modo disinteressato, generoso e lungimirante. E per il futuro dovrà contare per tutti l’impegno politico, il lavoro culturale, la ricerca scientifica con chi è in grado di farla, la militanza personale, non le tessere moltiplicate come i pani e i pesci, non i piccoli potentati locali o nazionali, non le cordate che mirano a tutelare se stessi, più che l’ambiente e la qualità della vita.
Guardate che oggi – proprio oggi, non domani o fra due mesi o due anni – il possibile futuro dei Verdi è nelle vostre mani, e soprattutto nelle vostre intelligenze e nei vostri cuori.
Se da subito si gira pagina, consensualmente, con l’etica della responsabilità di Max Weber, con il “principio speranza” di Ernst Bloch, con la volontà di chiudere con gli aspetti più deteriori del passato, io ci sarò e lavorerò ancora con voi e per voi.
In caso contrario, una parte di voi si prenderà una diversa e ben più terribile responsabilità, dichiarando di fatto la morte dei Verdi per incapacità o non volontà di reale cambiamento.
Poi, come sempre succede in questi casi in cui il tragico si mischia col patetico, ci sarà qualche strascico organizzativo, qualche conseguenza finanziaria, magari anche qualche causa di lavoro. Ma i Verdi saranno morti e solo Gesù Cristo è in grado di resuscitare i morti (per la verità l’ha fatto una volta sola, con Lazzaro), gli umani no. Sta a voi decidere. Non so ancora se sia un buon giorno.
Marco Boato

martedì 29 aprile 2008

ORA CI SENTIAMO UN PO' PIU' SOLI

Le recenti elezioni hanno decretato l’uscita dei VERDI dal Parlamento.
L’operazione della loro “dissoluzione” nella “Sinistra – L’Arcobaleno” è stato il primo passo verso la disfatta elettorale.

Il Gruppo Consiliare dei VERDI per la Pace del Comune di Torino e il suo Consigliere qui scrivente, fin dall’inizio, in tempi non sospetti, avevano manifestato grandi perplessità sul “progetto arcobaleno” e, ascoltando molti elettori dei VERDI che si rifanno ad un ambientalismo moderato (“né di destra, né di sinistra”, come diceva Alex Langer), aveva deciso di non aderirvi.
Dobbiamo oggi constatare che purtroppo avevamo ragione.
Rimaniamo assolutamente convinti che gli elettori ricominceranno a sostenerci solo se avremo il coraggio di continuare la strada che il nostro Gruppo Consiliare di Torino ha già iniziato a tracciare: cioè quella di una politica attenta all’ambiente ma ragionevolmente disponibile al dialogo, lontana da atteggiamenti estremistici di contrapposizione, di veto e antagonismo, ma ricca di seria partecipazione e proposta; anche se, senza un riferimento al Parlamento, dove il partito dei VERDI non c’è più, ora ci sentiamo un po’ più soli.

sabato 19 aprile 2008

I VERDI non torneranno mai più ad essere VERDI?

Il “funerale dei VERDI” - parafrasando Ceronetti - non è una cerimonia già finita.
Pensavamo di averne ricoperta la bara con un bello strato di terra, di aver deposto un mazzo di fiori alla memoria e, bagnate le gote con qualche lacrima, di ritornare a casa, forse molto più tristi, ma con la voglia di ricominciare.
Ma dai Palazzi romani ci giunge voce che non si può pensare di ricominciare, poiché la cerimonia funebre non è si ancora conclusa.
Si sussurra che non si possono ricostruire i VERDI partendo dalla concreta umanitò di Alex Langer, ma ancora una volta ci si affida all’eterea, inumana, inconsistenza del cielo e a quel raro fenomeno fisico chiamato “arcobaleno”.
La fossa dove seppellire i VERDI non è stata ancora scavata a sufficienza, a dimostrazione che la Storia non è mai maestra di insegnamenti per il futuro: i progetti politici "policromi" e floreali per i VERDI non hanno mai funzionato: vedi l'ingresso dei VERDI arcobaleno voluto da Rutelli negli anni '80 e l'esperimento del "girasole" negli ultimi anni.il funerale deve continuare.
Si è deciso: il funerale deve continuare fino alla liquefazione dell'idea e di ogni forza verde.
E’ che in quella fossa si sono seppelliti anche i nostri sogni, le nostre speranze e, cosa assai più grave, tutte le speranze per un’Italia rispettosa dell’ambiente.
I VERDI continueranno a (non) esistere, ben mascherati all’interno di un altro simbolo..
Il Faraone e la sua corte hanno così decretato: il progetto politico della Sinistra Arcobaleno deve andare avanti e l’inglobamentio in essa dei VERDI deve essere sempre più perseguito..

Non c’è proprio la voglia che i VERDI restino VERDI o che ritornino ad essere VERDI !
Questa è la sensazione che ieri, 17 aprile 2008 molti di noi hanno avuto, dopo colloqui esplorativi con Roma.

mercoledì 16 aprile 2008

UN PARCHEGGIO PER VIA LE CHIUSE

Su sollecitazione del Consifleire Comunale Zanolini a mezzo di un emendamento alla delibera proposta dall'Assessore Sestero al Consiglio Comunale di Torino, inizierà a breve il percorso di discussione ed elaborazione del progetto di parcheggio interrato siyuato in Via Le Chiuse, sotto la piazzetta antistante l'uscita della Scuola Faa' di Bruno.
La realizzazione di tale parcheggio permetterà di proporre alla Circoscrizione la creazione di un giardinetto verde e di una "zona 30 all'ora" che potrebbe permettere un transito in sicurezza delle biciclette, su di un percorso che anche parzialmente permetta il traffico ciclabile in sicurezza dal centro città alla zona del Parco della Pellerina

I VERDI devono ritornare ad essere VERDI

Le elezioni del 13 e 14 aprile 2008 sono state una data storica: in quel giorno gli Italiani hanno decretato l'uscita dei VERDI dal Parlamento
Qualcuno ha parlato di omicidio di un'idea, perpetrato con freddo calcolo dal Partito Democratico. Ma quando un'idea muore non bisogna chiedersi chi l'ha uccisa e perchè, ma quali sono state le condizioni che ne hanno favorito la morte.
Molti VERDI e simpatizzanti VERDI già da mesi, ancor prima che si fosse definito il cartello elettorale, avevano compreso che l'operazione de "La Sinistra - L'Arcobaleno" sarebbe stata fallimentare.
Il gruppo dei VERDi che fa riferimento al Consigliere Comunale di Torino Zanolini è stato capofila della "resistenza" all'inclusione ( o meglio al dissolvimento) ne "La Sinistra - L'Arcobaleno".
Ciò ne ha valso la totale emarginazione nel Partito dei VERDI, attuata da parte di una oligarchia locale, ormai sempre più delegittimata sia culturalmente che politicamente, che aveva deciso di esercitare scelte di appiattimento alla sinistra estrema.
Molte realtà locali della Provincia di Torino avevano seguito l'azione di "smarcamento" da "La Sinistra - L'Arcobaleno" (Moncalieri, Venaria Reale, Nichelino, Beinasco, Orbassano, Avigliana, ecc) iniziata dal Gruppo Consiliare di Torino già in tempi non sospetti, prima dell'esito elettorale.
Poche altre realtà locali quali Rivoli avevano invece deciso una aggregazione totale nell'ambito de "La Sinistra - L'Arcobaleno". In questa Città addirittura, senza alcuna opposizione da parte del Presidente e della maggioranza dell'esecutivo provinciale, i Consiglieri Comunali verdi avevano deciso di fare gruppo unico "La Sinistra - L'Arcobaleno", decretando la scomparsa della visibilità del simbolo del Sole che Ride.
Ma ora urge rilanciare la parola d'ordine per una "Ricostruzione VERDE": I VERDI devono ritornare ad essere VERDI!
L'autonomia dei VERDI deve essere assoluta, potendosi al massimo configurare alcune alleanze strategiche ai fini di un rilancio delle idee dell'ambientalismo del fare.
Ma noi non siamo per un migliorismo verde: vorremmo che l'ambientalismo del fare sia anche quello del "fare BENE" e del "fare con legalità".
Vorremmo d'ora innanzi ritornare al mittente la frase con la quale in modo calunnioso si afferma che "i Verdi dicono sempre di no a tutto".
Noi potremo dire ancora dei "no", quando sarà necessario, come su certi temi anche Partiti più grandi dicono di no, perchè talvolta dire no è utile e opportuno.
Ma vogliamo porci in un atteggiamento di disponibilità a discutere e a mediare. perchè la Natura e la Vita sono fatte di mediazioni.
Altrimenti con la contrapposizione sarà l'ambiente a rimetterci.
Dobbiamo ripartire dalle parole di Alex Langer: parole di ascolto e di disponibilità, ma anche di fermezza, quando serve, per otetnere al rispettabilità delle nostre idee, che sono tante e sono buone.
Ripartire da Alex Langer per ricostruire i Verdi.
E ripartire "dal locale" (perchè no da Torino?) per ricostruire le linee generali dell'ultima ideologia nata nel '900: quella dell'Ambientalismo e dell'idea "verde" dell'esistenza

giovedì 10 aprile 2008

* OSPEDALE REGINA MARGHERITA: dibattito in Comune

Il tutto prende origine da una lettera inviata Dal Consigliere Carlo Zanolini alla Presidente della IV Commissione del Comune di Torino, D.ssa Terry Sivestrini.
In tale lettera datata 15 Genanio 2008 era scritto:

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Gent.ma Presidente,
Prendendo spunto della recente morte di una bambina avvenuta
nell'Ospedale Infantile Regina Margherita (OIRM) per meningite
fulminante, vorrei porre alla Sua attenzione lo stato di - riferitomi
da parecchi pazienti - degrado in cui versa il suddetto Ospedale per
certi servizi, primo fra tutti il DEA (Pronto Soccorso).
Come Consiglieri Comunali non possiamo esimerci dal tutelare i nostri
Cittadini da situazioni di vergognoso disagio che devono far subire
ai loro figli (cittadini anch'essi, anche se non votanti!!)
soprattutto quando si trovano in condizioni di stato di salute
estremamente precario, come quando sono costretti a recarsi al Pronto
Soccorso.
Inviterei a fare un sopralluogo durante i giorni prefestivi e durante
le ore serali presso la struttura di DEA per rendersi conto delle
condizioni in cui vengono a trovarsi i nostri piccoli cittadini:
barelle nei corridoi, pazienti con fleboclisi al braccio seduti in
scomode posizioni su sedie. mamme e genitori in ansia che affollano i
locali assolutamente insufficienti e degni di un accampamento di guerra.
La stessa situazione si verifica nel reparto di degenza temporanea,
con stanze sovraffollate e mamme costrette a vegliare i piccoli
ricoverati senza possibilità di riposarsi in modo decente, con
estrema possibilità di contrarre altre malattie per infezione
ospedaliera da mancanza di adeguati locali di sisolamento.
Un tale confusione, associata al fatto che sovente mi risulta (ma
vorrei che si accertasse) a fare le guardie non sono comandati i
Medici più esperti, ma gli specializzandi e associata alla
impossibilità di effettuare ricoveri a causa della continua
diminuzione dei posti letto sia dell'OIRM che di altri Reparti
Pediatrici di altri Ospedlai Citatdini, dettata da "necessità di
razionalizzazione della assistenza ospedaliera pediatrica" e da
presunta completa "competenza territoriale sulla assistenza dei
bambini malati", pone sovente i medici a stress lavorativi e a ritmi
che possono causare aumenti del rischio di errori e di "malasanità" e
a costringerli a riinviare a domicilio i bambini dopo aver mitigato
la sintomatologia febbrile o dopo aver solo impostato qualche
terapia, col rischio di mancanza di continuità di cure (vista la non
disponibilità 24 ore su 24 dei pediatri di famiglia)
Si fa presente che purtroppo a pagare questi errori sono i poveri
medici di guardia, quando sovente le cause vanno ricercate
soprattutto nelle carenze organizzatrici della dirigenza di ASO/ASL
Spero che questa mia lettera apra un dibattito serio su questo tema
nella Città e coinvolga , oltre che i Consiglieri Comunali
direttamente o nelle Commisisoni Consiliari, anche il Sindaco che,
primo tutore della Salute dei suoi cittadini, deve assumersi
responsabilità nel porre fine a queste gravi situazioni dell'Ospedale
Infantile più grande del Piemonte che, nonostante la ormai decennale
esperienza di aziendalizzazione a quanto risulta, stenta a normalizzarsi
Cordialità
Carlo Zanolini

Torino, 15.01.2008
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In data 8 Aprile 2008, a seguito della suddetta sollecitazione del Consigliere Zanolini, si è attuata audizione in IV Commissione del Direttore Generale Dr. Walter Arossa, nel frattempo succeduto alla precedente Direttrice D.ssa D'Innocenzo da soli due mesi.

Si annota qui la sintesi di tale audizione

Il Dr. Walter Arossa, non solo con estrema competenza e franchezza ha illustrato la situazione attuale dell'ASO e dell'Ospedale Regina Margherita, ma ha anche illustrato il suo pensiero sui progetti che intende perseguire per riportare l'ASO verso traguardi di eccellenza che in alcuni casi si sono persi.

Dopo aver premesso che il suo insediamento è avvenuto da soli due mesi, ma che in questi due mesi già si sono attuate politiche di piccoli cambiamenti, quali quelli di aver rimosso ingombri inapprorpiati da scale e corridoi per un loro miglior decoro e quelli di aver dato il via al Centro per fli impianti cocleari nell'ottica di un precoce inetervento già nel primo anno di vita neic onfronti delle sordità congenite, ha affermato che le criticità sono soprattutto di due specie.

La prima criticità è di tipo strutturale: l'Ospedale Regina Margherita (OIRM) è di vecchio modello, con lunghi corridoi e percorsi inadatti ad una moderna concezione di ospedalità pediatrica. Il S. Anna avendo tutti muri portanti si presta poco a ristrutturazioni che prevedano integrazioni di nuove tecnologie e qualora possibli, difficlimente flessibili per ulteriori eventuali ammodernamenti successivi. Una ristrutturazione efficace di questi due ospedali avrebbe un costo sicuramente superiore ad un loro abbattimento e ricostruzione in luogo adatto.
A tal proposito il D.G. ha riferito di avr provevduto subito a sbloccare dei finanziamenti per:
1. trasferire entro il 2009 tutti laboratori nella costruenda palazzina contigua
2. costruire entro 10 mesi il nuovo blocco operatorio
3. liberare, riadattare e ricostruire i locali sopra al Pronto Soccorso ai fini di accogliere la Pediatria A e B da collegare direttamente col P.S. sottostante che potrà dunque essere ristrutturato con grandi spazi "open" di attesa e Osservazione breve intensiva (atualmente non esiste un collegamento diretto tra il pronto Soccorso e i Reparti di degenza, am occorre attraversare la radiologia.
4. rifare il settimo piano dopo lo stop dovuto a recente indagine della magistratura.

Il D.G.ha dichiarato di avere avuto assicurazioni dall'Assessorato regionale di finanziamenti a breve per la ristrutturazione del Pronto Soccorso (in sostituzione del finanziamento art. 71 cncellato a favore del progetto della Città della Salute).

Oltre alle strutture, anche le apparecchiature attualmente in dotazione sono di tecnologia vecchissima (la Risonanza magnetica non è funzionante ed è prevista una sua sostituzione. per la TAC, attualmente obsoleta, esiste un finanziamento di sostituzione. Attualmente non esiste una radiologia digitalizzata e la radiologia è "rimasta ferma" con macchinari degli anni '70).
Anche l'informatizzazione di tutta l'ASO non esiste. Entro cinque mesi sarà attivato un programma informatico per il pronto Soccorso dell'OIRM e del S. Anna che permetterà di "comunicare" via mail con i medici curanti fornendo in tempo reale notizie circa pazienti ricoverati o in Pronto Soccorso

La seconda criticità è di tipo organizzativo
Il D.G. ha afefrmato che l'unica cosa di cui l'OIRM - S.Anna non manca è la professionalità di medici e Infermieri.
Ha avuto però modo di notare che lo "spirito di corpo" di un tempo dei Medici dell'OIRM - S. Anna non c'è più e il decadimento strutturale dell'ASO è stata la causa principale dell'emigrazione di professionalità ultraspecialistiche.

Un problema organizzativo importante inoltre è dovuto al fatto che da un qualche tempo la gestione del paziente critico in Pronto Soccorso aviene con Medici " a rotazione" e non con un organico Medico strutturato ad hoc.
Saranno a breve liberati concorsi pe rAnestesisti e Pediatri a tempo per creare un team di Pronto Soccorso autonomo con Pediatria d'urgenza
Un altro problema organizzativo è quello correlato alal Chirurgia: sarà impegno del D.G. cercaer risorse per aprire le Sale Operatorie dalle ore 8 alle ore 20 (attualmente funzionano solo dalle 8 alle 14)
Rilevato anche il grande numero di primariati "scoperti " per cui il D.G. si impegna a ricoprirli con concorsi, ritenendo che la guida primariale sia fondamentale per il rilancio di un reparto.
IL Dr. Arossa ha caldeggiato anche una ripresa del dialogo con l'Università, auspicando che si anticipi di un anno la possibilità di far effettuare il tirocinio in Pronto Soccorso agli specializzandi. Occorre che alla Università sia garantita la attività specilaistica, ma anche quella di pediatria generale ai fini della didattica.

Infine il D.G. ha affermato la necessità assoluta di avere un POLO MATERNO - INFANTILE di vera eccellenza, per non trarre in inganno gli utenti e della imprescindibile necesità di una sua contiguità con un Ospedale polispecialistico a suo supporto, e ha fatto l'esempio della situazione del S.Anna che non ha specialisti assunti, ma solo consulenti.

Concludendo: i progetti ci sono e la volontà di un rilancio dell'OIRM - S. Anna c'è.

martedì 1 aprile 2008

* SI INIZIA !

Si inizia da oggi a dare notizie della attività politica di Consigliere Comunale di Carlo Zanolini.

La prima questione è quella dei VERDI.
Carlo Zanolini è convinto (e la sua convinzione è confortata dalla stragrande maggioranza di quelli che l'hanno votato) che non sia giusto perdere l'identità dei VERDI confluendo ne "La Sinistra - L'Arcobaleno".
Ma questa sua opiniane può essere discutibile, e indubbiamente non vuole essere elemento di verità assoluta.
Ciò che invece è assolutamente vero è che il Consigliere in oggetto è stato eletto in una lista con il simbolo dei VERDI e che dunque deve restare fedele, fino a che è possibile, al Partito dei VERDI, anche se scelte nazionali al momento hanno decretato il loro "scioglimento" ne "La Sinistra - L'Arcobaleno"
A livello locale dunque Carlo Zanolini, fino a che sarà possibile, cercherà di mantenere una "autonomia politica Verde".
Proprio per il rispetto nei confronti degli elettori, suoi, e - immagino - di moltissimi che hanno votato i VERDI.
Il suo elettorato, non condividerebbe una scelta di adesione A UN'ALTRA COSA rispetto a quella per cui lo ha eletto.
Soprattutto non condividerebbe (e non condivide) il fatto che QUELL'ELTRA COSA sia
"La Sinistra - L'Arcobaleno"!!
A quanto percepito, potrebbe semmai comprendere e accettare le ragioni per adesioni "ad altre cose" non caratterizzate dalla ideologia "comunista" o "postcomunista" che tanti danni ha fatto e fa all'ambiente.

La disponibilità comunque a rivalutare la propria posizione qualora ritenesse possibile sostituire il proprio iniziale elettorato con un altro di diverse convinzioni politico - ideologiche nell'ambito di un percorso di dibattito politico che possa giustificare una deriva verso la sinistra, di una politica (quella dei VERDI) che, come diceva Langer: "non è nè di destra, nè di sinistra".
Questa percorso non potrà comunque avvenire prima degli esiti dellle elezioni politiche del 13 e 14 Aprile 2008: solo esse potranno dirci se quello de "La Sinistra - L'Arcobaleno" è un progetto che può essere ELETTORALMENTE credibile oppure una scelta capace di mettere ancora di più "nell'angolo" le idee di sinistra, come si è verificato per il Partito Comunista Francese, ridotto al 3% di consensi con scarse possibilità ci incidere significativamente sulla politica di una Nazione.