sabato 7 giugno 2008

PAROLE SU CUI RIFLETTERE

Ecco un articolo di Matteo BARTOCCI

Da "Il Manifesto" del 6 Giugno 2008

Rifondazione ecologista per il Sole che ride

L'ambientalismo italiano rischia l'estinzione definitiva E i Verdi provano a partire dalla «green regeneration»

Non sarà un congresso facile quello dei Verdi italiani. Anzi, per molti dal 18 al 20 luglio a Chianciano Terme si toccherà un punto di non ritorno. Dopo la sconfitta elettorale l’ambientalismo non ha solo perso consenso politico e rappresentanza come Sinistra arcobaleno. E’ ormai quasi completamente delegittimato a intervenire in quanto tale perfino su questioni «glocal» per lui tradizionali come l’energia, i rifiuti, il cibo, le trasformazioni urbane e del territorio. Nel pieno della crisi energetica e alimentare più grave degli ultimi decenni - con una destra italiana che, unica in Europa, non assume neanche larvatamente nessuna idea ecologista (non c’è nessuna Merkel a via dei Plebiscito) - i Verdi non solo non prendono un voto ma anzi appaiono i meno titolati a dare risposte efficaci e credibili a problemi così complessi. Verde è quasi una parolaccia. E una sconfitta simile coinvolge anche d’ambientalismo del fare» del Pd, che conta poco o nulla e in cui il mantra identitario è quello preistorico della crescita economica costi quel che costi.

Ha ancora senso un partito verde? «Sì se guardiamo lo stato del pianeta - risponde per esempio Gianfranco Bettin, verde del Nord est - no se guardiamo a quanto ha prodotto in Italia». «Non capiamo più la società anche se nei territori noi ci stiamo da sempre. La nostra difesa dei ‘beni comuni’, acqua, aria, terra, è perdente rispetto a chi vuole proteggere dalle paure individuali come la Lega». A cinquanta giorni dal congresso le posizioni nel partito non sono ancora chiare né definite. Anche perché a differenza di Rifondazione - che è a un bivio tra la costituente di sinistra e quella dei comunisti - il Sole che ride ha più strade di fronte a sé.

Le aree del partito sono sempre più fluide ma tutte vogliono rafforzare l’identità ecologista. Grosso modo però sono raggruppabili su tre sponde. Il «grande centro» di Alfonso Pecoraro Scanio punta a prendere tempo per valutare meglio l’evoluzione (bipolare o bipartitica) del quadro politico. Nel frattempo potenzia l’apertura verso l’esterno (a piccoli imprenditori, associazioni e personalità varie), prova a recuperare credibilità e fa di tutto per mantenere il controllo di una struttura nazionale (e della tesoreria) che per quanto ridotta al lumicino è giudicata come decisiva per il rilancio. Una gestione centrale («centralista» secondo tutti gli oppositori) che dopo la scomparsa dal parlamento i vari dirigenti regionali vorrebbero ora ridimensionare a tutto vantaggio della tradizionale struttura federale del partito.

Ai suoi lati un’ala «destra» (per dir così) di cui fa parte ad esempio Marco Boato. E un’ala sinistra divisa tra i «veneti» di Gianfranco Bettin (che sono quasi un partito a sé) e il gruppo di Paolo Cento. Su un tema classico come quello delle alleanze le varie idee sono più chiare. Per tutti l’esperienza della Sinistra arcobaleno è ormai archiviata. Ma è un insegnamento da cui trarre prospettive molto diverse tra loro. Per Marco Boato «per i Verdi lo schiacciamento a sinistra è stato esiziale, li per noi non c’è nessuno spazio». Le parola chiave del suo ragionamento all’ultimo consiglio federale sono state autonomia e trasversalità. La ricerca di «un nuovo inizio» in un’area laica-ambientalista-socialista alleata del Pd che potrebbe essere ottenuta da iniziative come l’assemblea «dei Mille» convocata da Pannella. E’ una strada molto difficile in un panorama bipartitico e quasi impossibile senza uno scioglimento nel Pd (che Boato non vuole).

A sinistra invece le-analisi divergono un po’ almeno negli accenti. Se per Bettin la priorità delle alleanze riguarda soprattutto movimenti, associazioni e liste civiche. Per Paolo Cento i Verdi devono costruire, a prescindere dalle leggi elettorali, «una nuova soggettività politica moderna, post-ideologica, che entri in conflitto-confronto col Pd».

Considerazioni che svelano il paradosso che rischia di uccidere il fragile ambientalismo italiano. Nel momento in cui esplodono le contraddizioni che indica fin dalla nascita diventa irrilevante. Minoritario e inefficace perfino nella Sinistra arcobaleno. E’ lo stesso paradosso con cui un partito che dialoga da sempre con la sinistra (e spesso ci si allea anche nelle urne) secondo tutti gli studi ha un elettorato in larga parte non di «sinistra». Spesso anticomunista. Che lo inchioda da anni sotto al 2%.

Matteo Bartocci